“Sicuramente c’è un problema di metodo: forse nelle facoltà bisognerebbe che gli studenti scrivessero di più”. Lo dice Fabrizio Micari, rettore dell’università di Palermo, analizzando i risultati del concorso dell’Ars per undici consiglieri parlamentari. “È un errore che lo facciano poco – riferisce l’ex candidato alla poltrona di governatore a Repubblica – perché spesso è con la scrittura che dovranno confrontarsi dopo. Il risultato della selezione all’Ars è un input importante che ci deve far riflettere sulla possibilità di cambiare la tipologia di esami. Ma ci tengo a dire che in generale i nostri laureati, penso per esempio a Ingegneria, si introducono bene nel mondo del lavoro”. “Se fossimo alla Sant’Anna di Pisa – sentenzia Micari – sono certo che il livello dei temi dei nostri laureati sarebbe elevatissimo, ma la vocazione dell’Università di Palermo è quella dell’accoglienza: aprire le porte e tirare dentro quanti più ragazzi possibile per dare loro un’opportunità. Una politica che inevitabilmente abbassa la qualità”. Infatti, aggiunge, l’università di Palermo “su 43 mila iscritti ne ha 28 mila che non pagano le tasse perché sono sotto la soglia dei 25 mila euro di Isee. In 8 mila sono addirittura in fascia zero. Questo significa che le condizioni socio-economiche di partenza sono difficili”.
Paolo Cesareo
in Il sabato del villaggio
Micari dà la colpa agli orali e alla povertà
fabrizio micariuniversità di palermo
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