La buca che si è aperta all’imbocco dell’autostrada Palermo-Catania, su viale Regione Siciliana, che ha trascinato a fondo la vita del 38enne Samuele Fuschi, padre di quattro figli, dovrebbe essere il monito da cui ripartire. Per una politica assennata. Ma in Sicilia non esiste una politica assennata e c’è chi, come qualche aspirante europarlamentare della Lega, messinese, tenta di costruire la propria campagna elettorale alimentando il sogno del Ponte sullo Stretto, il cui iter inciampa sulle proteste di piazza e sul rinvio (di 4 mesi) per rispondere agli oltre duecento quesiti posti dalla commissione Via-Vas. In questo intreccio di morte, promesse e fantasia (estrema) un uomo è deceduto e le autostrade siciliane, specie quelle che conducono a Messina, diventano il teatro di drammatiche ore di passione. Sono impresentabili e difficili da percorrere.

A seguito di un incidente sulla A18 con il Suv, una donna brasiliana di 52 anni è morta dopo qualche giorno di agonia. Sempre sulla Catania-Messina, un’auto con due persone a bordo (entrambe ferite) è venuta giù da un cavalcavia per cause tuttora in fase di accertamento. Verrà chiarito se c’entra più l’incuria della manutenzione o la distrazione alla guida, ma basta avventurarsi nel tratto tra Buonfornello e Cefalù, lungo la Palermo-Messina, per misurare con mano lo stato da terzo mondo in cui versano le infrastrutture di competenza del Cas, il Consorzio per le Autostrade siciliane vigilato dalla Regione, e in modo particolare dall’assessorato regionale alle Infrastrutture. Quel lembo di terra e asfalto è ridotto perennemente a una corsia ed è già un miracolo, ogni tanto, sbirciare lungo il tragitto un paio di operai con la pala in mano che si danno da fare.

Sull’altro fronte del dissesto, la Catania-Messina, numerosi viaggiatori lamentano le condizioni del tunnel ricreato al posto delle macerie nel tratto di Letojanni, venuto giù dieci anni fa per una frana. La riapertura di quel pezzo d’autostrada era stata salutata con le fanfare, ma per il consolidamento della galleria, già alla fine dell’estate scorsa, si era tornati ad una sola corsia. Era una pia illusione. Se ci si mette tanto – dieci anni e oltre – a ripristinare un tratto d’autostrada, figuratevi quanto tempo servirà per erigere un Ponte. Ma soprattutto per rendere agibili le arterie che al Ponte dovrebbero, in qualche modo, condurre. La condizione delle strade del Cas – il cui acronimo potrebbe mutare presto in Circuito Attentati alla Salute – dovrebbe essere interesse precipuo dell’assessore Alessandro Aricò, che nei giorni scorsi è stato “sfiduciato” da Sala d’Ercole in occasione dell’approvazione della manovrina: il tentativo di intervenire con una mini somma a favore della ricapitalizzazione dell’AST, la compagnia del trasporto pubblico ormai in rovina, è stata segata dalla conferenza dei capigruppo, mentre le opposizioni hanno fatto in modo di approvarsi le variazioni di bilancio senza il supporto di governo e maggioranza.

Che tipo di credibilità può avere un assessore che non riesce neppure nel tentativo estremo di salvare un carrozzone di cui tutti, a parole, invocano l’importanza? Rimanendo in tema, Schifani ha ricevuto a Palazzo d’Orléans i componenti del Consiglio di amministrazione dell’AST, che dopo la mancata ricapitalizzazione, avevano manifestato al presidente della Regione l’intenzione di rassegnare le dimissioni dall’incarico. Il governatore – che in questo periodo di magra amministrativa è un autentico vulcano con le parole – ha “stigmatizzato la deliberazione della conferenza dei capigruppo dell’Ars, perché rischia di vanificare il lavoro di rilancio dell’azienda fin qui svolto, mettendo a serio repentaglio centinaia di posti di lavoro”. Poi ha chiesto al Cda di soprassedere dalla decisione, rassicurando su un intervento del governo affinché la norma possa essere trattata in tempi brevi dal Parlamento. Se ne riparlerà dopo la pausa elettorale.

Che tipo d’impatto avrà Aricò sulla vertenza dell’AST? Quei tre milioncini basteranno a sanare le ferite di un carrozzone in disarmo, il quale, a seguito del bando europeo per l’aggiudicazione del trasporto pubblico su gomma, potrebbe essere relegato a un numero di tratte minori e costretta a licenziare? Peraltro i suoi autobus, assai vetusti, continueranno ad andare in giro nelle strade interne e sulle autostrade del Cas, il cui unico obiettivo è sovvenzionare la stessa società di pagnottisti che, in cambio di qualche intervista, rastrella incarichi nei vari assessorati per sensibilizzare sul risparmio idrico o per mettere in fila una serie di trasmissioni sulle potenzialità della cucina gourmet. Il precedente incute terrore: l’assegnazione diretta di 53 mila e 900 euro in cambio – udite, udite – di un supporto sui social: per postare cioè su Facebook, su Instagram o su Whatsapp qualche post con notizie e curiosità relative alle tre autostrade che, tra tanti buchi di bilancio e tante buche nell’asfalto, collegano Palermo a Messina, Catania a Messina e Siracusa a Gela. Oltre cinquantamila euro per tre mesi. Mentre le autostrade reclamano attenzioni e denari.

Le gallerie della Palermo-Messina sono un incubo. Le interruzioni sulla Catania-Messina una costante. E anche la Siracusa-Gela, che a Gela probabilmente non arriverà mai, cresce “bene”. L’inizio dei lavori, con il restringimento della carreggiata nei pressi di Modica, dove alcuni mesi fa è stato inaugurato l’ultimo tratto utile, si dice che fossero già previsti. Mentre sono del tutto imprevisti – nel senso che nessuno ha ancora definito l’iter – i lavori per il prolungamento fino a Scicli, tuttora in attesa di finanziamento. I soldi non ce li metterà il Cas, ma lo Stato (forse). Quello che dovrebbe fare il Cas, grazie a un’attenta manutenzione e a un’oculata gestione dei soldi pubblici, è illuminare le gallerie e garantire la sicurezza negli spostamenti. Evitare gli scandali (in passato se ne sono palesati abbastanza: come l’affidamento del servizio anti-incendio, poi bloccato), riaprire il viadotto Ritiro (sempre nel Messinese: si parla di luglio), chiudere i cantieri e completare la rete autostradale.

Solo in questo modo anche l’assessore al ramo potrà garantirsi una vetrina degna di questo nome, aggratis, frutto di un lavoro sinergico. Altrimenti sarà solo sterile propaganda, che non cancellerà di un’unghia le comprensibili preoccupazioni dei siciliani. Né i preludi di morte e panico, che d’estate aumentano.