La riduzione del numero dei parlamentari è un riflesso dell’ostilità reazionaria verso le assemblee elettive, percepite come una indebita intromissione nel rapporto diretto tra il capo politico vittorioso e il suo popolo. E in effetti, non c’è dubbio che una rappresentanza parlamentare ampia, solida, avvertita, proporzionalmente distribuita, rappresenti normalmente un argine per i manipolatori dell’opinione pubblica. La giustificazione economica addotta a sostegno della riduzione – il Parlamento così com’è costa troppo – è risibile e infantile, ma viene comunemente accreditata a causa del discredito sapientemente alimentato nel corso degli anni dai leader populisti, anche con l’introduzione in Parlamento di un gran numero di deputati e senatori di infima qualità. Oggi, ogni democratico deve sapere distinguere tra il naturale disprezzo per i parlamentari grotteschi e la fondamentale importanza del Parlamento. Occorre votare No al referendum costituzionale, per conservare una rappresentanza commisurata alla complessità e alla rilevanza anche internazionale del paese e per castigare le velleità demagogiche di chi vorrebbe, invece, ridurla ad un inessenziale complemento delle alchimie digitali ambrosiane. I tiranni e i dilettanti non sono a proprio agio in Parlamento, e se i primi vorrebbero trasformarlo in un bivacco di manipoli, i secondi si accontentano di ridimensionarne il peso democratico con una semplice sottrazione.
Giandomenico Vivacqua
in La lettera scarlatta
Meno parlamentari renderanno felici i dilettanti della politica
parlamentarireferendum
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