Io vado, io resto. Anche il trentennale della strage di via D’Amelio si è trasformato in uno stucchevole teatrino. La famiglia di Paolo Borsellino, ad eccezione del figlio del giudice, Manfredi, è rimasta alla larga dalle celebrazioni. Che quest’anno, più del solito, cozzano con la realtà processuale: del depistaggio, nelle aule di tribunale, non è rimasta traccia. E il grido di verità è stato soffocato per trent’anni. Una presa per i fondelli da cui Fiammetta e Lucia Borsellino, ex assessore alla Salute, hanno preso volutamente le distanze.
Alla manifestazione di ieri, dato il ruolo, non ha potuto marcare visita Manfredi, dirigente di Polizia, che ha partecipato al ricordo nella caserma Lungaro, dove ha deposto la corona d’alloro sulla lapide dell’Ufficio scorte che commemora la morte del giudice e dei cinque agenti della scorta. Con lui c’era Antonino Vullo, il poliziotto (l’unico) sopravvissuto alla strage. Ma anche la politica ha dovuto dimenarsi fra memoria e passerelle. Il sindaco di Palermo è stato contestato (dalle agende rosse) durante la prima apparizione di giornata, intorno alle 13, in Via D’Amelio: con l’invito a prendere le distanze dai suoi sostenitori (Cuffaro e Dell’Utri). Così, la seconda volta, alle 16.58, si è affacciato sulla via da semplice cittadino, senza nemmeno avvicinarsi al palco. Dopo il minuto di silenzio è andato via. E non serve, non è ancora servito, il suo invito ad “andare oltre i momenti celebrativi e dare vita ad azioni concrete”, a partire dalla costituzione di “un Organismo indipendente per il contrasto alla corruzione e alle infiltrazioni mafiose nella Pubblica Amministrazione”.
Ma le passerelle del 19 luglio hanno creato una nuova frattura anche nel centrosinistra. La polemica è stata sollevata da Claudio Fava a pochi giorni, ormai, dalle primarie del campo progressista: “Una giornata di silenzio, di rispetto per il dolore sulle molte verità negate, offese, derise. Una giornata senza politica, senza impegni elettorale, senza passerelle. Così avevamo deciso”, spiega il deputato dei Cento Passi. “Poi leggo un volantino. E scopro che a Palermo ci sarà un ricco dibattito sulle stragi, con Pif, Scarpinato, Ranucci… Tra i relatori anche il segretario del PD Barbagallo e la candidata alle primarie Caterina Chinnici. Ne sono dispiaciuto. La scelta, condivisa, di fare un passo di lato in questa giornata alla fine l’ho rispettata solo io”. A breve giro di posta è arrivata la replica di Barbagallo: “Nessuna iniziativa di campagna elettorale. Si tratta di un dibattito in un luogo simbolico con autorevoli relatori su un argomento che tocca tutti. Una doverosa riflessione. Spiace che Claudio faccia polemica in questo giorno”. Troppo tardi.