“Se la Lega decidesse davvero di non sostenere la riconferma di Nello Musumeci, il fatto avrebbe ripercussioni nazionali. E se si va divisi in Sicilia a ottobre, si andrà poi divisi anche in Lombardia nel 2023″. Parola di Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia e padrino politico di Manlio Messina, assessore regionale al Turismo. La dichiarazione di Lollobrigida, captata dal Foglio nei corridoi di Montecitorio, suona come un ultimatum nei confronti del Carroccio, che su Musumeci – complice la sponda di Raffaele Lombardo e di Gianfranco Micciché – sembra essersi espresso: nessun bis.

Ma le parole dell’esponente meloniano arrivano nel giorno in cui è Fratelli d’Italia, nell’Isola, a sbarrare la strada al presidente della Regione. Almeno in parte. Ieri era nell’Isola il responsabile nazionale dell’organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, che ha incontrato i vertici del partito nelle varie province della Sicilia orientale. A partire da Catania, è venuto fuori un orientamento chiaro: no a liste comuni con Diventerà Bellissima. Non ci sarebbero veti specifici, invece, sulla ricandidatura di Musumeci a palazzo d’Orleans. Una tesi già sposata dalla Meloni all’indomani dell’esito del Quirinale, quando l’amico Nello si è mostrato per la prima volta contiguo al partito di Giorgia, facendo mancare il proprio voto per il siciliano Mattarella.

La posizione di Fratelli d’Italia, favorevole al bis, non era piaciuta fra gli altri a Gianfranco Micciché, commissario regionale di Forza Italia, che da tempo infatti sostiene la proposta di un modello Draghi applicato all’Isola, con l’esclusione di FdI. Il messaggio romano di Lollobrigida rischia di incarognire la questione ed esacerbare gli animi all’interno di un centrodestra senza pace. Dove l’asse fra Salvini, Micciché e Lombardo sembra far pendere la bilancia da un’altra parte. Che non è quella del governatore.