l silenzio, gli squilli, poi irrompe una voce graffiante: “Hello, Giorgia”. “Hello, Donald”. Contatti segreti, ma periodici. Che segnalano un filo sotterraneo che Meloni sta tenendo con Donald Trump, candidato dei Repubblicani alla Casa Bianca. Sono telefonate dirette, quelle avute anche di recente dalla presidente del Consiglio con il tycoon. Il Foglio è in grado di ricostruirle. Conversazioni che non passano, per forza, dall’ufficio diplomatico di Palazzo Chigi (e in particolare dal “delegato” agli Usa, il ministro plenipotenziario Alessandro Cattaneo). Ma di cui, per esempio, è bene a conoscenza il tentacolare capo di gabinetto della presidente del Consiglio, Gaetano Caputi.
Meloni e il suo braccio ambidestro Giovanbattista Fazzolari (che per inciso è anche figlio di un diplomatico) sanno che si tratta di nitroglicerina. “Telefonate che non devono esistere” – nemmeno nei registri – né essere rese pubbliche. I rapporti con Trump vanno maneggiati con la massima cautela: le controindicazioni sono tantissime. La prima, quasi banale: la premier italiana è la presidente di turno del G7, che ospiterà in Puglia a giugno. E inoltre i rapporti con il presidente Usa Joe Biden nella forma, e nel merito, vengono definiti, da fonti diplomatiche, “più che buoni” (come dimostra anche la prossemica dell’ultima visita della premier a Washington e le conseguenti immagini nello Studio ovale). Ieri, per dire, il sottosegretario Alfredo Mantovano, a Vienna, ha incontrato Antony Blinken a margine della sessione annuale sugli stupefacenti. Continua su ilfoglio.it