La turbolenza di Maurizio Zamparini, lungimirante imprenditore friulano “prestato” da una vita al Palermo calcio, ha conosciuto nelle ultime ore una pesante battuta d’arresto: su richiesta della procura di Palermo, il Tribunale del Riesame ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare a carico del presidente rosanero, implicato in un processo in cui – fra le tante accuse – spicca quella di riciclaggio. Insomma, sulla base di questa decisione da parte dei giudici, Zamparini dovrebbe stare agli arresti domiciliari. Ma in realtà, come lui stesso ha affermato, rimane un cittadino libero. Il perché è presto detto: il suo pool di avvocati presenterà ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, cui spetterà l’ultimo verdetto.
Ma avvolgiamo il nastro e facciamo un passo indietro. E’ passato più di un anno da quando la Guardia di Finanza fece irruzione allo stadio Barbera, nella sede di viale del Fante e in numerose proprietà riconducibili a Zamparini. Con l’obiettivo di verificare computer, borse, stanze, uffici nell’ambito di un’inchiesta a carico del patron (e di altre persone), inizialmente indagato per appropriazione indebita, riciclaggio, autoriciclaggio, impiego di proventi di origine illecita, falso in bilancio e sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. Un bel po’ di grane finanziarie che hanno messo a rischio la vita del Palermo, a cui i giudici minacciavano persino di confiscare 49 milioni di euro (provvedimento mai reso esecutivo, e respinto anche dal Riesame).
Lo stesso Zamparini, a inizio estate, era stato “salvato” dalla decisione del Giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Anfuso, che non aveva ravvisato gli estremi degli arresti domiciliari, rispedendo al mittente le richieste della Procura. Che ha fatto ricorso e ottenuto – stavolta – l’ok da parte del Riesame. Ma Zamparini, come preannunciato, resta un uomo libero. “Poiché mi arrivano telefonate di solidarietà come se io fossi agli arresti domiciliari – ha commentato il patron del Palermo – voglio precisare e smentire tale notizia: sono un cittadino libero. Il Tribunale del Riesame ha concesso i domiciliari su richiesta della Procura, sapendo che sono non esecutivi per via del nostro ricorso che faremo in Cassazione, in cui verrà dimostrata da prove lampanti l’inconsistenza di tutte le accuse indiziarie. Ho incaricato i miei legali di Londra di portare il mio caso, per quanto sta accadendo con la Procura di Palermo, davanti al tribunale internazionale dei Diritti dell’Uomo. Non richiederò danni ma la tutela della mia immagine di uomo profondamente onesto e lontano mille miglia dai reati che vengono ipotizzati”.
In un’intervista al Corriere dello Sport, Zamparini non ha lesinato critiche al sistema giudiziario: “Questa decisione è una rivincita nei miei confronti. Le Procure non possono perdere, ho compassione per loro. A Palermo non metterò più piede, venderò tutto – ha chiosato il presidentissimo, che in rosanero sfiorò addirittura la Champions – Da gennaio mi dedicherò all’agricoltura con mia moglie”.
E’ l’ultimo atto di un’avventura su cui scorrono da settimane, per non dire da mesi, i titoli di coda. Dopo aver incassato la sfiducia dei tifosi, e due retrocessioni negli ultimi sei campionati, Zamparini ha deciso di dire basta. Lo ha fatto in modo lento, quasi goffo, concretizzando (o quasi) una sola trattativa che poi ebbe del rovinoso: quella con l’ex Iena Paul Baccaglini, che ormai certo di aggiudicarsi la torta si fece tatuare lo stemma del Palermo addosso.
Poi, però Zamparini riprese per sé il club (data la pessima prova di affidabilità concessa da Baccaglini) e da allora cerca acquirenti e cambia presidenti. L’ultimo, tale Giammarva, si è dimesso qualche tempo fa. Il prossimo, Antonio Ponte (un uomo dell’alta finanza svizzera) dovrebbe entrare a regime da fine ottobre. Zampa osserva dal balcone dell’infelicità, consapevole però che il Palermo è sempre lui. Per poco, dato che la cordata del nuovo imprenditore Follieri, foggiano doc, si affaccia all’orizzonte. Potrebbe essere la parola fine in questa storia di eterni intrecci, successi, delusioni ed esoneri che va avanti dal 2002 senza alcuna soluzione di continuità.