Maresco è bello e un po’ ruffianello

Mi era piaciuto “Belluscone”, lo avevo trovato tragicamente divertente grazie alla sapiente miscela dei due ingredienti che meglio di tutti Franco Maresco sa dosare: realismo e ironia. Ieri ho visto “La mafia non è più quella di una volta” e sono rimasto deluso poiché reputo quest’ultima opera del regista palermitano oziosa e troppo ruffiana. L’idea tramandata dal titolo, che è il vero colpo di genio del film, non regge alla prova della trama. La miscela di fiction e realtà, il preconcetto ferreo dell’autore secondo il quale non esiste vera Palermo al di là di quella da lui narrata, la furbata di inserire un finto contraltare come Letizia Battaglia che alla fine è semplice strumento di una macchina narrativa che non la include ma al contrario la relega al ruolo di macchietta, rendono il film agrodolce, anzi agrodolciastro. I suoi personaggi principali – Ciccio Mira e Matteo Mannino – sono la vera bomba del film: talmente veri da risultare falsi in modo estremamente ammaliante. Recitano, perché recitano, ma mantengono una spontaneità che incanta: hanno tempi perfetti, sguardi da cinema americano, e quella crudezza tutta “mareschiana” che riscatta una storia lenta e annunciata. Alla fine ridi e fai finta di indignarti solo per far contento Maresco, che è comunque molto bravo a trasformare il piombo in oro e che stavolta meritava molto di più da se stesso.

Gery Palazzotto per Il Foglio :

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