“Spesso gli sbirri e i carabinieri/Al proprio dovere vengono meno/Ma non quando sono in alta uniforme/E l’accompagnarono al primo treno”. Così a suo tempo De Andrè raccontò la vicenda del Maniace di Siracusa ancora di là da venire, dove Boccadirosa è palesemente il megabar specchioso nella piazza d’armi del Maniero Federiciano che è stata accompagnato al primo treno del rispetto delle regole dall’Assessore Tusa e dai suoi ispettori (sbirri e carabinieri). Insomma dopo un (bel) po’ di tergiversare il nostro Sebastiano ha preso atto che non mancano le mancanze e abbondano le eccedenze in quest’affaire della concessione dei 5000 metri quadri davanti al castello per farci un granbar tutto rivestito di metallo riflettente e attività artistiche e di intrattenimento varie al modico costo di 1230 euro al mese per 12 anni.
Interrogato dai colleghi di Live Sicilia Tusa si è espresso in tale guisa: “Abbiamo i dati da parte dei tre ispettori. Ci sono un paio di difformità rispetto al progetto originale: la piattaforma di cemento non era prevista. E poi difformità nell’altezza: 50 centimetri in più di quanto previsto”. Poi ci sarebbero dei permessi non chiesti al demanio militare e a quello marittimo (verrebbe da dire per fortuna visti i precedenti dei due demani-demoni nel far carne di porco delle aree pregiate della città).
E comunque – sottolinea il Tusa – “l’amministrazione ha reagito in maniera ponderata e senza farsi tirare la giacchetta da alcuno, visto che a Siracusa c’era un rischio di speculazioni politiche sulla vicenda. Come ci sono, va detto, anche associazioni in buona fede. Abbiamo scelto una linea che ci ha permesso di agire in maniera equilibrata e prendere provvedimenti nel rispetto delle regole”.
Quindi ora la Soprintendenza siracusana, sotto la guida della new entry interinale Calogero Rizzuto, dovrebbe dire ai baristi riflettenti di togliere la base di cemento di 50 cm sotto il bar specchioso. Come dire di togliere le fondamenta a un palazzo. La partita insomma è ancora lunga. A Siracusa si festeggia da un lato e si affilano le armi dall’altro. Come spiegava il Faber: “Chi manda un bacio, chi getta un fiore, chi si prenota per due ore”.