Hanno scherzato. E’ questo l’esito dell’ennesima giornata campale in prima commissione, all’Ars, dove i deputati, dopo aver chiesto un’integrazione documentale sulle 18 nomine proposte dal governo a capo di Asp e ospedali, avrebbero dovuto pronunciarsi su ognuna di esse. Con un voto. E invece niente: al terzo tentativo il presidente della Commissione, Ignazio Abbate, ha sciolto la seduta per mancanza del numero legale (tutti assenti). E ha già annunciato che non la riconvocherà: “In queste settimane ho garantito il rispetto della procedura dando spazio a maggioranza e opposizione per un’analisi dettagliata, cosa che è stata fatta – ha detto Abbate all’Ansa -. Visti il tempo intercorso per l’esame e i termini in scadenza non convocherò più la commissione, sarà il governo ora a procedere”.
Il primo termine a cui fa riferimento Abbate, quello del silenzio-assenso, scade sabato. Significa che la commissione, in mancanza di un voto entro i 15 giorni dal ricevimento dell’integrazione documentale, lascia al governo l’autorità di decidere se convertire i commissari in direttori generali. Mentre il termine per il rilascio di un parere, fissato per domenica 17, è anch’esso formalmente superato. Il governo, a questo punto, non potrà fare altro che confermare le sue prime impressioni (positive) e provvedere ai decreti di nomina dei direttori generali. Restano in sella sia Santonocito (al Policlinico di Messina) che Croce (all’Asp di Trapani). Così come Walter Messina, che nonostante un doppio commissariamento a Villa Sofia, ha preso in mano le redini del Civico di Palermo.
Anche dall’opposizione si leva una voce troppo fioca per risultare credibile: “Anche la nomina dei manager della sanità manda in frantumi la maggioranza. La situazione di palpabile tensione di oggi in Commissione Affari istituzionali all’Ars ne è la palese dimostrazione. Governo e maggioranza attenderanno il silenzio – assenso per la ratifica delle nomine senza aver avuto il coraggio di votare i nomi proposti da Palazzo d’Orleans. Evidentemente temono conflitti di interessi o incongruità sui requisiti”. A dichiararlo sono i deputati regionali di opposizione, componenti della commissione, Martina Ardizzone ed Angelo Cambiano (Movimento 5 Stelle), Michele Catanzaro e Mario Giambona (Partito Democratico), Giuseppe Lombardo (Sud Chiama Nord) e Gianfranco Miccichè. “Tra interventi abbottonati e l’escamotage del numero legale – aggiungono i deputati di opposizione – i rappresentanti della maggioranza hanno messo in piedi goffe strategie per evitare di siglare, con i loro nomi e cognomi, nomine evidentemente a loro stessi indigeste per diversi motivi. Forse, dati i nomi in ballo, temono di essere complici di eventuali illeciti amministrativi. La nostra posizione è stata chiara fin dall’inizio, non vogliamo essere complici di lottizzazioni politiche di tale livello”.