L’ultima impresa del governo Musumeci non è essere riuscito a farsi impugnare persino l’esercizio provvisorio, no. Ma aver fatto passi da gigante nella certificazione della spesa europea, come confermato dal governatore in un’intervista a ‘La Sicilia’. “Parla un presidente di Regione che quando si è insediato ha trovato certificati appena sette milioni di euro. A oggi ha superato oltre due miliardi di spesa, senza contare gli altri fondi comunitari. E senza che un solo euro sia stato messo in dubbio”. Nella carrellata di questi giorni, condita da post trionfalistici sui social – come l’avvio delle procedure per la Ragusa-Catania o il finanziamento (tramite Pnrr) per completare la diga di Pietrarossa – e dispendiosi spot televisivi, Musumeci giustamente glissa sugli aspetti negativi del suo operato. Ad esempio sulla strage delle leggi impugnate.
A riportare a galla la questione, dopo qualche mese di tregua apparente, è stato il Consiglio dei Ministri che, su proposta della ministra Maria Stella Gelmini (che, a differenza di quei “cattivoni” dei Cinque Stelle, non può certo dirsi una oppositrice di questo governo regionale), ha impugnato due norme contenute nell’esercizio provvisorio che, ad onor del vero, non inficiano i conti della Regione. La prima riguarda l’avvio delle procedure per il concorso dei Forestali, stroncata per la seconda volta in poche settimane; la seconda, invece, la stabilizzazione dei lavoratori ex Aras, proposta dall’assessore Toni Scilla. Due provvedimenti di fronte ai quali la Regione proverà a resistere. Ma che pongono un grosso interrogativo sull’attività dell’Assemblea regionale e, ancor prima, sulle iniziative del governo, che spesso vanno a sbattere su un muro di gomma. Quando accadono queste cose è sempre un rimpallo di responsabilità fra i due palazzi: “Quando il governo, di fronte alla richiesta di chiarimenti da parte dell’Assemblea su alcuni articoli, ci dice di stare tranquilli, cosa dovremmo fare?”, si chiede Gianfranco Micciché. Che, a proposito dell’ultima legge impugnata sui Forestali, spiega: “Ci avevano garantito che il governo nazionale era d’accordo. Non era vero, o magari si sono confusi”.
La norma, che portava la firma di Toto Cordaro, è stata al centro di un siparietto con il deputato del Movimento 5 Stelle, Luigi Sunseri: “Il governo Musumeci detiene il record di leggi impugnate, tanto che, in questi anni, abbiamo perso il conto – spiega il deputato grillino, componente della commissione Bilancio -. Eppure, tra questa moltitudine di leggi impugnate e assessori approssimativi, c’è un assessore che spicca sugli altri. Uno che è riuscito a fare qualcosa che mai nessuno era riuscito a fare finora: farsi impugnare una legge che sarebbe dovuta servire a risolvere l’impugnativa di una legge precedente impugnata. Provo a spiegarvi cosa è successo: il Consiglio dei Ministri, mesi fa, ha impugnato una legge regionale e, fin qui, nulla di nuovo. Peccato che, l’assessore proponente, per risolvere l’impugnativa, decida di far votare, alla sua maggioranza, un’altra legge che viene, a sua volta, impugnata. Come dire: risolviamo un problema creandone un altro”. Cordaro s’è difeso: “Purtroppo c’è chi è contento per l’impugnativa di determinate norme, che crea un danno a tanti siciliani. Ai “seminatori di zizzania” vorrei dire: andiamo avanti con i concorsi”. E questa è andata.
Anche se il problema non si risolve con uno schiocco di dita. Una delle norme più importanti impugnate nell’ultimo anno da Roma è l’articolo 36 della Finanziaria 2021, che avrebbe dovuto chiudere dopo vent’anni di precariato la vertenza del personale Asu. Niente. E’ stata definita “in contrasto con la Costituzione” anche la legge, assai controversa, che prevede(va) un condono edilizio per gli edifici costruiti prima del 2003 ricadenti in aree a vincolo relativo. Di questi esempi ce ne sarebbero diversi. Sedici solo l’anno scorso. E’ quanto risulta da uno studio della deputata dei Cinque Stelle, Gianina Ciancio, a partire dai dati pubblicati dal dipartimento per gli Affari generali e le autonomie della presidenza del Consiglio dei ministri: “La Regione Siciliana si è fatta impugnare dallo Stato ben 16 leggi su 35 emanate nel 2021 e si è collocata così al primo posto nella classifica nazionale: un record assoluto” spiega la Ciancio. Che precisa: “La stragrande maggioranza di queste leggi sono di iniziativa governativa, non parlamentare. Un’altra maglia nera, quindi, per il governo Musumeci, con Armao e Cordaro che si collocano come assessori proponenti maggiormente presi di mira dalle impugnative dello Stato”.
Eppure fu lo stesso assessore Armao – la cui firma è presente su tutte le leggi di natura economica – dopo che il Consiglio dei Ministri ridusse in polpette alcuni pezzi dell’ultima Finanziaria, a dare la colpa al parlamento. “L’impugnativa in Sicilia è diventata quasi una consuetudine – spiega ancora la Ciancio -. Nel 2021, circa il 45% delle nostre leggi sono state impugnate dallo Stato. Le altre Regioni italiane ‘peggiori’ vedono percentuali di bocciatura decisamente più basse e fisiologiche: il 20% (Molise), 19,4% (Sardegna) o 15% (Abruzzo) e così via, fino a Regioni come Liguria, Piemonte e Marche che non si sono fatte impugnare neanche una legge. Ogni impugnativa – commenta la deputata M5s – è un richiamo formale da parte del governo centrale che mina la già fortemente compromessa credibilità del Parlamento regionale e che rischia di destabilizzare i rapporti istituzionali tra enti dello Stato”.
Per evitare che la situazione precipitasse, a ottobre il presidente dell’Assemblea, Gianfranco Micciché, aveva richiamato all’ordine tutti gli attori in causa: “Sono mortificato per il numero di impugnative registrate negli ultimi tre mesi. Siamo passati dal 5 al 15% ed è inaccettabile. Non mi tiro indietro di fronte alle mie responsabilità, ma ultimamente s’è innescato uno strano meccanismo che non sono più disposto a tollerare. Spesso in commissione votano il testo finale di una legge senza nemmeno avere il testo davanti… Chiedo ai presidenti di fare la massima attenzione. Nel frattempo, vi comunico formalmente che non accetterò più disegni di legge che contengono dubbi di costituzionalità”. Inoltre, rivolgendosi al governo: “Non portate leggi sprovviste di relazioni tecniche: non saranno più ammesse. Ho ricevuto una lettera imbarazzante da parte della presidente del Senato su una legge voto che noi abbiamo sollecitato che però è sprovvista di relazione tecnica. Una cosa del genere non deve più succedere”.
Non è dato sapere com’è andata da lì in avanti. Fatto sta che lo studio della Ciancio mostra uno scenario sconfortante: “Abbiamo ricostruito tutto il quadro delle leggi impugnate in questi quattro anni di governo Musumeci – spiega la deputata grillina – e i dati confermano la tendenza: oltre ai numeri citati per il 2021, ci sono state 9 leggi impugnate su 36 nel 2020, 9 su 30 nel 2019, 4 su 28 nel 2018. Gli assessori che si sono fatti impugnare più leggi sono Armao (12 leggi) e Cordaro (8). Alla fine, in questa legislatura ci sono state 38 leggi impugnate su 129, con una percentuale di impugnative del 29,45%. Neanche sotto il governo Crocetta si era arrivati a tanto: nella legislatura precedente, le leggi impugnate sono state 24 su 133 (18,04%)”.
“In numerose occasioni – sono le conclusioni della Ciancio – i deputati regionali del Movimento 5 Stelle sono intervenuti per protestare contro la pessima abitudine di presentare emendamenti all’ultimo momento, soprattutto durante la Finanziaria e il Bilancio, o di approvare norme prive del necessario approfondimento, anche contro il parere degli uffici. L’approvazione di molte norme è spesso preceduta da un modus operandi confusionario e pasticciato o addirittura dall’arroganza di certi assessori. Poi, però, i nodi vengono al pettine, e il governo regionale dei faciloni viene stoppato da Roma. A poco servono i costosi spot sulle tv nazionali con autocelebrazioni del ‘governo del fare’. La realtà sta dimostrando sempre più che si tratta, piuttosto, di un ‘governo del fare male’”. La discesa è ripida e non è ancora terminata: la prossima Finanziaria, entro la fine del mese, dirà molto sulla capacità del governo di congegnare le norme.