Per disinnescare la polemica sorta fra il capo della Commissione Antimafia, Claudio Fava, e il deputato azzurro Giorgio Mulè, il presidente dell’Ars Gianfranco Micciché attende che si siano stemperati gli animi. La convocazione dell’ex direttore di Panorama per un’audizione sul sistema Montante, comunicata ai giornali prima che al diretto interessato, non è piaciuta al nuovo portavoce dei gruppi parlamentari di Forza Italia, che a Buttanissima ha parlato di “barbarie”. Dopo la replica di Fava, ecco il commento di Micciché. Collega di partito dell’uno, e  punto di riferimento istituzionale dell’altro.

“Non intendo minimizzare la questione, ma è inutile esagerare – ha esordito –. Così per come appare la vicenda, la ragione è di Mulè. Non si capisce, infatti, perché alcuni giornalisti vengano invitati all’audizione e altri no. C’è il rischio di ingenerare un sospetto: ossia che l’Antimafia voglia scrivere sulla lavagna la lista dei buoni e dei cattivi. Ma ho parlato con Fava, e ha totalmente escluso questa possibilità”.

Come l’ha rassicurata il presidente dell’Antimafia?

“Mi ha detto che questo è solo un primo elenco, verranno invitati anche altri. Sa bene che la Commissione non ha poteri investigativi, quindi l’obiettivo – e non ho alcun motivo di dubitare – è capire meglio i contorni della vicenda. E dire ai siciliani che influenze ha avuto il sistema Montante sul governo della Regione. Sono convinto che ci troviamo di fronte a persone che agiscono in buona fede: da un lato i rappresentanti della commissione, dall’altro gli auditi. Nessuno verrà messo sotto inchiesta”.

Dalle prima convocazioni, però, appare un diverso trattamento fra giornalisti sputtanati e giornalisti salvaguardati

“Montante, fino a due settimane fa, veniva considerato un uomo di grande influenza anche a livello nazionale. Era molto credibile sui temi della giustizia e della legalità. Io stesso dovrei costituirmi per averlo incontrato tante volte a causa dei miei ruoli istituzionali. Credo, per questo, che molti giornalisti gli abbiano riconosciuto questa credibilità, lo abbiano intervistato, abbiano dato per scontato che le sue parole corrispondessero al vero. Però il concetto del “sospetto come anticamera della verità” credo sia finito da tempo. E non ritengo che fra le persone invitate a comparire in Commissione ci sia un meccanismo del malaffare. Anzi, lo escludo del tutto”.

Non poteva Fava essere più prudente? Magari usare un condizionale?

“Può esserci stato un difetto di esperienza, questo sì. Quando si opera in questo campo non si può nemmeno vagamente dare l’idea di assegnare un’etichetta. Abbiamo le scatole pieni di chi pensa di essere stato mandato sulla Terra per conto di Dio a decidere chi fossero i buoni e chi i cattivi. Ma essendo Claudio una persona perbene e di diritto, rispetterà a pieno il mandato che gli è stato affidato dall’Assemblea. Altrimenti finisce come la storia del Verminaio…”.

Prego, ci racconti

“Durante la legislatura 1996-2001 feci parte della Commissione Nazionale Antimafia presieduta da Del Turco. Una volta ci recammo a Messina, dove tirammo già uno scandalo incredibile sulla base del racconto di quattro persone poco raccomandabili. Il rettore dell’Università Diego Cuzzocrea fu costretto a dimettersi, ma le accuse si rivelarono infondate. Un paio di anni dopo Cuzzocrea morì in seguito a un tumore. Mi sentii male e scrissi una lettera alla famiglia per scusarmi del disastro che avevamo provocato. Casi del genere non succederanno mai più con nessuna Commissione Antimafia”.

Quindi nessun effetto gogna?

“Tutti possono stare sereni: Fava mi ha garantito che non intende fare alcuna lista e, anche se lo volesse, non glielo permetterei. La Commissione in questa fase vuole soltanto capire come il sistema Montante abbia potuto inficiare o condizionare la Regione. Ascoltare persone di livello come Mulè, che capiscono le cose prima e meglio degli altri, può tornare utile”.

Perché non sono stati convocati magistrati e questori, che del sistema Montante avrebbero beneficiato?

“Questa è una domanda da rivolgere a Claudio Fava. La Commissione può intervenire nei limiti e nelle prerogative fissate dalla legge. Fra queste c’è ovviamente il tema della corruzione. Per combattere la mafia, invece, servono strumenti più potenti”.