L’esperienza di Musumeci alla Regione sembrava al capolinea, ma c’è sempre una speranziella: si chiama Giorgia Meloni. Ieri la leader di Fratelli d’Italia non ha incontrato faccia a faccia il governatore siciliano: i due si sarebbero limitati a un saluto in Transatlantico. Anche se, nel corso di un summit con i due coordinatori siciliani di Fratelli d’Italia (Pogliese e Cannella), l’assessore al Turismo Manlio Messina e il capogruppo alla Camera dei Deputati, Francesco Lollobrigida, Musumeci avrebbe ottenuto rassicurazioni sul sostegno alla propria ricandidatura. Ma è ancora troppo presto per un endorsement ufficiale: la nota, già pronta, è stata ‘congelata’ per non irrigidire gli alleati.
Resta in alto mare, invece, la creazione di un’unica lista per le Regionali. Secondo Repubblica non avrebbe aiutato la gaffe di Ruggero Razza (volato a Roma con Musumeci): secondo l’assessore alla Salute, la liste di Diventerà Bellissima, da sole, rischierebbero di non superare la soglia di sbarramento. Questo avrebbe portato gli interlocutori a diffidare sulla creazione di una lista unica. A tal proposito entra in scena Ignazio La Russa, che secondo il racconto di Mario Barresi su ‘La Sicilia’, sarebbe il vero tessitore dell’accordo. Il parlamentare originario di Ragalna, infatti, sarà l’emissario del partito nell’isola per curare gli aspetti diplomatici più delicati. Ad esempio, creare consenso attorno a un’operazione che i dirigenti e molti della base, fino a qualche settimana fa, non condividevano.
Ma torniamo alle cronache romane. Detto del mancato confronto con Giorgia, i dettagli dell’intesa sarebbero stati limati, al mattino, in un incontro fra Musumeci e il deputato Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione di FdI, prima del vertice allargato di ieri pomeriggio. Dov’è arrivata la fumata bianca. L’intesa, sulla carta, è favorevole a entrambi: consente a Musumeci di uscire dall’angolo dopo aver aperto (e poi rinnegato) la crisi di governo, a seguito dell’imboscata di un pezzo della maggioranza all’Ars; e alla Meloni di rafforzare il partito in vista dell’appuntamento elettorale di novembre, vero antipasto delle Politiche. L’obiettivo della leader di FdI è strappare il primato a Salvini anche nell’Isola e presentarsi alle urne, nel 2023, coi favori del pronostico.
In mezzo a queste dinamiche se ne inseriscono delle altre. A partire dal tentativo di Musumeci di essere accreditato anche ad Arcore, superando gli ostacoli posti lungo il tragitto da Gianfranco Micciché. Per questo ha ‘sguinzagliato’ Maurizio Gasparri, che assieme a Licia Ronzulli, prima assistente del vecchio Cav., e col supporto di Antonio Tajani, potrebbero far cadere le resistenze del vicerè berlusconiano, che già sognava la candidatura del fratello (o, al limite, la propria). Anche la Meloni, secondo ‘La Sicilia’, si sarebbe offerta di “parlare con Silvio”.
Resta un ultimo passaggio: quello con la Lega. Musumeci tenterà di ottenere già in questi giorni un incontro con Matteo Salvini, anche se il Carroccio non avrebbe accolto con entusiasmo la liason con la Meloni, e non ha ancora accantonato l’ipotesi di proporre un proprio candidato per palazzo d’Orleans: se fosse il segretario Nino Minardo, avrebbe l’appoggio incondizionato di Raffaele Lombardo, leader degli Autonomisti (e federato coi salviniani). Proprio Minardo questa mattina, a Roma, ha incontrato il governatore. Come si apprende da una nota ufficiale di palazzo d’Orleans, “il segretario della Lega ha riconfermato la volontà di proseguire nell’impegno di governo fino a fine legislatura, mentre si è riservato di confrontarsi con il partito in Sicilia e con il leader Matteo Salvini prima di esprimersi sulla ricandidatura di Musumeci alla presidenza della Regione”. Nonostante l’intervento della Meloni, che riaccredita Musumeci, l’unità del centrodestra rimane un concetto astratto. Serviranno più “federatori” per raggiungerla.