Lupo ha parlato di nuova costituente, ma il vero cruccio degli zingarettiani di Sicilia è la destituzione di Davide Faraone da segretario regionale del Pd. Un’elezione avvenuta lo scorso dicembre senza la necessità di scomodare i gazebo. Che non è andata giù alla Piccione, l’unica competitor finché non ha scelto di ritirarsi per una presunta inosservanza di alcune regole interne. In effetti ci sono tre ricorsi pendenti presso la commissionale nazionale di garanzia, che avrebbe dovuto decidere (ma non l’ha fatto) venerdì scorso. E’ un rinvio che si protrae ormai da tre settimane e la nuova deadline è fissata per il 13 luglio. Ma a quanto pare una decisione sarebbe stata già presa, e porta all’accoglimento dei ricorsi. I renziani difendono a spada tratta Faraone, che nel corso di un tavolo promosso martedì scorso a Roma, secondo il quotidiano “La Sicilia”, si sarebbe offerto di rimanere segretario, ma di intraprendere una linea di gestione più “collegiale”, a partire da ruoli e organigramma. La controparte ha riposto picche, chiedendo le dimissioni di Faraone in cambio di un ruolo strategico nella segreteria di Zingaretti (a livello nazionale, quindi). Una linea che sarà valutata oggi, in occasione del raduno renziano a Montecatini Terme. Entro sabato prossimo, ricorsi o non ricorsi, toccherà a Zingaretti pronunciarsi in occasione dell’assemblea nazionale del partito.
Enrico Ciuni
in Il sabato del villaggio
Ma resta in piedi il nodo Faraone
davide faraonenicola zingarettipartito democratico
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