Avrebbero potuto farlo per una delle tante emergenze che assediano la Sicilia: per la sanità che annaspa da due anni senza una guida; per la monnezza che non trova più pace nelle discariche e ci costa un occhio della testa; per il deserto che avanza impietoso e che prosciuga laghi, dighe, pozzi. Sì, avrebbero dovuto farlo un gesto clamoroso, quelli dell’Assemblea regionale: magari occupando l’aula, come si faceva negli anni delle rivolte studentesche; oppure marciando simbolicamente su Palazzo d’Orleans, luogo geometrico di un potere opaco e indecifrabile. Invece i deputati dell’Ars hanno rimesso e continuano a rimettere il destino di cinque milioni di siciliani nelle mani di un governo della Regione smarrito nel labirinto dei traccheggi, dei privilegi, delle spartizioni. Un governicchio. Che, non avendo opposizione, si arroga pure il diritto di credersi forte.