Tutti a dire che è stata una coincidenza. Invece la scelta di depositare la sentenza sulla Trattativa nel giorno di via D’Amelio ha un significato preciso, inequivocabile. Con tale gesto la Corte di Assise ha voluto rendere certamente un omaggio a Paolo Borsellino e agli uomini della scorta trucidati 26 anni fa dal terrorismo mafioso di Totò Riina e dei suoi sanguinari corleonesi. Ma ha voluto pure significare che per consegnare alla storia “verità e giustizia” ci sarà bisogno almeno di un altro processo. Perché quello celebrato nell’aula bunker di Palermo è riuscito a mettere insieme solo una verità “logico-fattuale” e non una certezza suffragata da prove inoppugnabili. Più che le motivazioni della sentenza, le cinquemila pagine sottoscritte da Alfredo Montalto, presidente del collegio giudicante, contengono un severo messaggio agli apparati dello Stato: aprite gli archivi; dopo ne riparleremo.