Le storie tese fra Musumeci e i dipendenti regionali hanno un epilogo a sorpresa: proprio ieri, grazie a un accordo con l’Aran, Palazzo d’Orleans ha deliberato il riconoscimento dei premi di rendimento (pari a 46 milioni di euro) agli ex “fannulloni”, innalzando persino il tetto degli straordinari da 5,7 a 7,7 milioni. Un regalo di Natale in piena regola. Che suona strano anche per le sigle sindacali. Uil e Cobas non hanno firmato l’accordo: “Sia per i premi di rendimento che per gli straordinari – rileva Luca Crimi della Uil – non c’è stata una reale programmazione e una valutazione del merito. E poi si parla di fannulloni…”. C’è invece la firma della Cisal, con riserva: “Ci chiediamo come sia possibile assegnare due milioni in più per gli straordinari in un periodo in cui tutti sono stati in smartworking” dicono Angelo Lo Curto e Giuseppe Badagliacca, che hanno scritto al governo chiedendo i dettagli delle assegnazioni.

A fare un po’ di ordine è Ninni Gallo, presidente dell’Aran (l’agenza di contrattazione per il pubblico impiego): “Noi abbiamo distribuito le risorse sulla base dei dati che la Regione ci ha inviato. I soldi vengono dati in base ai carichi di lavoro che ogni dipartimento ha comunicato e che sono stati controllati a livello centrale dalla Funzione Pubblica”, ha spiegato al Giornale di Sicilia.

Il risultato di questa operazione – impensabile in estate, quando Musumeci si è scagliato un giorno sì e l’altro pure contro i dipendenti – è un malloppo da 46 milioni sui premi di rendimento, che toccherà agli assessorati spartire fra i vari uffici, in base al raggiungimento degli obiettivi prefissati. Ma a infiammare la polemica sono soprattutto gli straordinari. Del tesoretto “rafforzato” da 7,7 milioni, 900 mila euro (la cifra più alta) è stata destinata all’assessorato al Lavoro, che nel mese di maggio era finito sotto la luce dei riflettori per la fatica nel gestire le pratiche della cassa integrazione in deroga. Lo stesso “premio” va ai Beni culturali e al Corpo forestale. Avranno un po’ meno soldi (comunque, più di 800 mila euro) i dipendenti della Funzione pubblica. Segue l’Agricoltura (650 mila). Della serie: una cazziata val bene un aumento.

Ma non è finita, perché l’Aran, sempre ieri, ha ufficializzato la proposta di rinnovo contrattuale per i 1.630 dirigenti a cui andranno aumenti medi da 209 euro lordi al mese, più gli arretrati per circa 9 mila euro. Questo sussulto d’orgoglio del governo costerà alle casse regionali qualcosa come 8,8 milioni per il triennio 2016-18. Il contratto della dirigenza era fermo da circa 15 anni.