Ieri dal fiume paludoso della retorica è balzata fuori una notizia che può rinfrancare chiunque abbia a cuore, in questa Italia fastornata dal populismo, lo stato di diritto. Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, ha dato via libera alla nomina di Andrea Grassi a capo della questura di Vibo Valentia, terra calabrese martoriata dalla ‘ndrangheta. Grassi è indagato a Caltanissetta per associazione a delinquere: avrebbe aiutato Antonello Montante a costruire una rete privata di spionaggio e a compilare fangosi dossier con i quali l’ex capo di Sicindustria credeva di tenere a bada amici e nemici. Il Viminale, pur nel rispetto del lavoro svolto dalla magistratura, ha ritenuto di fare valere su Grassi il proprio giudizio di merito. Un avviso di garanzia non è una condanna definitiva. E Minniti ha voluto sottolinearlo nel migliore dei modi possibili.