In altri tempi sarebbe successo un pandemonio. Le colonne giustizialiste avrebbero marciato su Roma. L’antimafia chiodata di Gian Carlo Caselli e Antonio Ingroia avrebbe stilato un manifesto di fuoco. Le Agende Rosse avrebbero istituito un presidio in via Arenula mentre gli avanguardisti di Scorta Civica si sarebbero incatenati ai cancelli. Invece tutti zitti: silenzio e mosca. La confraternita che ha accompagnato Nino Di Matteo durante tutto il processo sulla Trattativa non ha trovato il coraggio di alzare la voce né contro Beppe Grillo che aveva promesso di portare il magistrato palermitano al vertice della Giustizia, né contro il ministro Bonafede che avrebbe potuto conferirgli un incarico di altissima responsabilità e non lo ha fatto. Peccato. L’amara favola dimostra che la ragion politica è capace di piegare anche i cuori più ardimentosi.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Ma la ragion politica spegne ogni ardimento
alfonso bonafedebeppe grillogiustizianino di matteopolitica
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