Lo diciamo con tutto il rispetto di chi non aveva da mangiare e cercava cibo per sé e per i propri figli; di quelli che non avevano una casa e cercavano un tetto sotto il quale dormire; di quelli che la malasorte aveva gettato nella disperazione e cercavano di riconquistare un minimo di dignità. Ma a fronte di chi aveva reale bisogno di aiuto, c’era anche una fascia di furbi che un lavoro – faticoso, disagiato, nero, precario – comunque l’aveva e lo ha abbandonato per distendersi su un divano e incassare il reddito di cittadinanza. Da oggi, a causa del coronavirus, ci saranno da un lato gli operai licenziati o messi in cassa integrazione, i lavoratori autonomi che nessuno paga, gli albergatori con le cambiali in scadenza. E dall’altro lato i divanisti del reddito che riscuoteranno, senza stress, la paga mensile. Una elite di miserabili, ma pur sempre una elite.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Ma il virus cambia la mappa del bisogno
coronavirusreddito di cittadinanza
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