Il Movimento 5 Stelle ha teso la mano al Pd per fare opposizione insieme. Per ragionare su alcuni temi condivisi come le infrastrutture e i rifiuti. Ma è difficile, in questa fase, per i “dem” accettare. Al termine della settimana, infatti, si attende il verdetto romano per capire se Davide Faraone continuerà o meno a guidare il partito in Sicilia. La commissione nazionale di garanzia ha glissato tre volte, per evitare di giungere a una rottura burrascosa che rischia di allontanare i renziani e aprire una nuova crisi in un partito già segnato dalle liti pre e post-congressuali. L’invito giunto dagli uomini di Zingaretti a Faraone è un passo di lato, in cambio di una posizione operativa nella segreteria nazionale. Ma il senatore non ha ancora deciso. In ogni caso, la deadline è fissata a giorno 13: giorno in cui è stata convocata l’ennesima commissione di garanzia per valutare i tre ricorsi pendenti, presentati dai sostenitori di Teresa Piccione alle ultime primarie (poi saltate per il ritiro di quest’ultima). Sabato pomeriggio inoltre si terrà l’assemblea nazionale. Il primo stress test per Zingaretti, che a quell’appuntamento vorrebbe arrivare con le idee chiare anche sul caso Sicilia.
Enrico Ciuni
in Il sabato del villaggio
Ma il Pd ha da sciogliere il nodo Faraone
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