Tra i maggiorenti di questa coalizione un po’ allegra che sostiene Musumeci, Fratelli d’Italia avrà un ruolo fondamentale nella definizione delle strategie del centrodestra per le prossime Regionali. Il partito, all’Ars, si è mosso sempre con circospezione: da “fedele alleato” del governatore, per usare un’espressione di Manlio Messina, assessore regionale al Turismo. Non ha mai messo il bastone fra le ruote, va detto. Ciò non toglie che la capacità di analisi e l’esperienza politica di personaggi come Raffaele Stancanelli e Salvo Pogliese – quando ci sarà da scegliere il prossimo candidato alla presidenza – avranno un peso specifico rilevante. Non solo all’interno del partito, ma anche nella coalizione. Dove FdI può vantare ottimi rapporti sia con la Lega che con Forza Italia.

In superficie, anche se in maniera sempre più asincrona fra le varie anime, emerge la “partecipazione convinta” a questo governo, come segnalato in una recente intervista da Carolina Varchi, deputata nazionale e responsabile per il Mezzogiorno. La riforma del turismo annunciata da Messina potrebbe essere un lascito interessante, all’interno di una legislatura che ha concesso poco spazio alle riforme, specie a quelle sistemiche. L’entusiasmo, però, è un’altra cosa. E il lungo silenzio di Stancanelli, il primo ad offrire a Musumeci un’ancora di salvataggio per concretizzare l’esperienza di Diventerà Bellissima a livello nazionale (federandosi, appunto, con FdI), è un indicatore. Così come il peso incamerato nei sondaggi da Giorgia Meloni, che a livello nazionale ha scalzato Salvini dal primo posto nelle rilevazioni, e anche nell’Isola (dove ha sfiorato l’8% alle ultime Europee) potrebbe rappresentare un punto fermo per un numero crescente di siciliani, simpatizzanti di destra, che vedono nella Lega un modello culturalmente difficile da approcciare.

Negli ultimi giorni, però, anche in Fratelli d’Italia non sono mancate le frizioni. Favorite, per altro, da questa corsa affannosa per le prossime Regionali, che vede Musumeci scalciare e gli altri inseguire. La posizione ufficiale del partito è, più o meno, la seguente: non abbiamo nulla contro Musumeci, ma non è ancora il momento di scegliere il prossimo candidato. Fino a pochi mesi fa sembrava poter essere Salvo Pogliese, rientrato alla base dopo un periodo turbolento in Forza Italia: poi il sindaco di Catania, che ha assunto le redini di FdI assieme a Giampiero Cannella, è stato travolto dalla vicenda giudiziaria delle spese pazze, che l’ha fatto sospendere per effetto della Legge Severino. Nonostante il reintegro, resta fortemente condizionato dalle decisioni della magistratura, e le sue quotazioni sono andate in picchiata.

Anche Stancanelli, pubblicamente, aveva tracciato l’identikit del prossimo presidente della Regione: “A questa terra non serve “l’uomo solo al comando”, ma un leader che abbia rispetto delle tante sensibilità e delle diverse anime della coalizione, che riesca a coordinare, a parlare ed essere leale con tutti”. E, seppure col massimo della compostezza, ha bacchettato qua e là Musumeci: per le critiche ai dipendenti regionali, per la comunicazione (un po’ avventata) sui migranti, e per aver snobbato più volte il suo partito. Prima definendolo un ‘partitino del 2-3%’, poi contestandone la permanenza all’opposizione, fuori dal governo Draghi: “Un esponente del centrodestra farebbe meglio a rispettare le sensibilità e le idee delle singole componenti dello schieramento. Credo che Fratelli d’Italia meriti un po’ più di rispetto”, fu la replica piccata alle tesi del governatore. Stancanelli, nel fine settimana, sarà protagonista di un panel sull’Europa nel corso di Taobuk, il festival del libro di Taormina. Un appuntamento al quale, lunedì pomeriggio, parteciperà anche Giorgia Meloni, che subito dopo presenterà il suo libro anche a Catania (ha già venduto più di 100 mila copie).

Potrebbe essere un momento cruciale per analizzare lo stato di salute di un partito, misurare le reali intenzioni per il futuro e, soprattutto, capire da dove nascono certe fughe in avanti. Che qualche mugugno l’hanno creato. Quella della Varchi, intervistata da Ilsicilia.it, non preoccupa più di tanto. La deputata palermitana, infatti, si è prestata a una dichiarazione ovvia, esprimendo appoggio incondizionato all’operato di Musumeci: “Trovo assolutamente naturale che il presidente uscente di un governo che si è insediato sulle macerie lasciate dal governo Crocetta manifesti l’assoluta disponibilità e volontà di ricandidarsi per continuare il percorso intrapreso – ha detto la deputata palermitana -. Fratelli d’Italia partecipa convintamente a questo governo: tra qualche giorno arriverà in aula il provvedimento proprio del nostro assessore in materia di turismo, quindi per me è assolutamente naturale che questa compagine di centro-destra voglia proseguire nel percorso fin qui condotto”. Assai più “compromettenti”, persino fuori luogo, le dichiarazioni di Manlio Messina a Live Sicilia: “Noi di Fratelli d’Italia siamo da sempre fedeli alleati di Musumeci. Non dimentichi che la nostra leader, Giorgia Meloni, ha scelto Musumeci come candidato per prima”. E ancora: “Sostituire Musumeci come candidato del centrodestra significherebbe ammettere il fallimento di tutto il centrodestra. Vogliamo che succeda questo? Chi lo pensa dovrebbe andare via subito. Se ci sono forza politiche che ancora non sono convinte di voler correre di nuovo con Musumeci, dovrebbero avere la correttezza di lasciare subito gli incarichi e le poltrone che occupano…”.

Questa è una teoria non concordata con il resto del partito, tanto meno coi vertici. Che, invece, ricalca in pieno il pensiero di Musumeci. Ribadito personalmente agli assessori, e dato in pasto ai giornali: “Se tutte le forze politiche rimangono saldamente al governo nello spirito di squadra come è stato in questi tre anni e mezzo, vuol dire che tutti concordano sulla naturale candidatura. Se qualcuno avesse avuto dei dubbi si sarebbe già tirato fuori dal governo”. Ma nessuno può tirarsi fuori con una poltrona da salvaguardare. E questi tentativi isolati – goffi endorsement che somigliano molto a dichiarazioni di sudditanza – esprimono la voglia di rimanere a galla, rendendosi utili più al governatore che al governo (in crisi di nervi). Ma è chiaro a tutti che i principali referenti di FdI, sul territorio, siano Pogliese e Stancanelli (oltre a Cannella, coordinatore per la Sicilia occidentale). E le valutazioni non saranno mai slegate da un contesto nazionale dove il centrodestra, pur faticando e differenziandosi, resta maggioranza nel Paese.

Nell’ultimo sondaggio Swg, Fratelli d’Italia risulta il secondo partito italiano, ad appena mezzo punto della Lega di Salvini (mentre il Pd è rimasto alle spalle). Per Ipsos è già avanti di qualche decimale (20,5 contro 20.1). Persino tra gli elettori del Partito Democratico, la leader di Fratelli d’Italia è investita di una fiducia superiore a quella di Matteo Renzi. Il ruolo di unica opposizione al governo Draghi senz’altro la agevola. Il percorso fra Salvini e Berlusconi, l’idea di federarsi in una grande ‘Balena Verde’ sul modello della Casa delle Libertà, invece, potrebbe avere effetti indesiderati, anche se non è questo il momento per parlarne. Fratelli d’Italia, forte del suo 20%, non ha alcuna intenzione di intraprendere fusioni a freddo. E nemmeno l’ipotesi di una federazione con Diventerà Bellissima, dopo un primo tentativo naufragato all’indomani delle elezioni Politiche del 2018, è più tornata d’attualità. Sapersi distinguere, evitando gli svarioni classici della politica siciliana – dal “campo largo” al “grande centro” – è un tratto identitario che darà ai sovranisti (parola ormai caduta in disuso) molto potere in sede di trattativa. Il prossimo presidente potrebbe essere Musumeci o un leghista: ma il parere di FdI sarà vincolante.