Contro la beatificazione del fotografo Oliviero Toscani – parce sepulto – e contro i furbi “ribellocrati” al potere in Italia si schiera Giulio Meotti, un giornalista che strutturalmente ha sempre odiato i luoghi comuni. “A parlare male di Toscani a fronte dell’agiografia imbarazzante che oggi imperversa su qualsiasi quotidiano non è che non stia bene, si rischia la noia”, scrive su Facebook. “Ma non è solo che gioì alla morte di Berlusconi e definì Giorgia Meloni ‘ritardata, brutta e volgare’. A quelli ‘dalla parte delle donne’ capita spesso”. “Era un narcisista – continua Meotti – che flirtava con lo spirito qualunquista e politicamente corretto del tempo. Come quando sul terrorismo disse: ‘L’Occidente deve pagare’”. Oliviero Toscani – secondo la severa analisi di Giulio Meotti – ha contribuito a creare “il grande vernissage multiculturale diventato poi tirannia”.
Anche più duro, anche se con un filo di amara ironia, il ricordo tracciato da Massimo Donelli, altro giornalista che non le manda a dire. “Anch’io – esordisce – vorrei accodarmi ai peana e ricordare la grande figura intellettuale e raffinata di Oliviero Toscani”. Ma c’è nel suo passato un macigno difficile da rimuovere, anche con i sentimenti di misericordia che dovrebbero accompagnare ogni morte. All’indomani della tragedia del Morandi, Toscani disse con la consueta delicatezza che lo ha sempre contraddistinto: “A chi interessa che caschi un ponte, smettiamola”. “Davvero indimenticabile”, ha concluso Donelli.