E’ già da qualche mese che il Pd si lecca le ferite sulla scia di elezioni andate poco bene, male o addirittura malissimo, come nel caso delle ultime Politiche. Le Amministrative hanno consegnato a Martina e soci (o sarebbe più opportuno riparlare di Renzi?) un quadro di totale distruzione nelle regioni rosse, come Toscana o Emilia, e segnali leggermente positivi da altre parti. In Sicilia, evidentemente. Dove i “dem” hanno conquistato contro pronostico Siracusa – sebbene il candidato della prima ora fosse Moschella (fuori dai ballottaggi) e non Italia – e Trapani, con il clamoroso exploit di Giacomo Tranchida e un simbolo “mascherato”. Risultati che, a confronto con le varie Pisa e Siena, fanno gridare al miracolo.
Tanto da spingere il capogruppo del Pd all’Ars, Giuseppe Lupo, a dichiarazioni moderatamente ottimiste, del tipo “è una buona affermazione”, “parliamo di dati incoraggianti”. A fargli da sponda, in questo tentativo strenuo di riemergere dalle secche elettorali, è Davide Faraone, ex sottosegretario alla Salute, militante se ce n’è uno del renzismo e, dal 4 marzo, nuovo senatore della Repubblica: “Condivido il giudizio di Lupo. Il problema – ammonisce però Faraone – da ora non sarà più resistere, ma avere una marcia in più, non possiamo accontentarci di qualche bandierina qui o là. Dobbiamo avere l’ambizione di tornare ad essere centrali nella società. Dobbiamo incarnare per davvero uno spirito nuovo, quel cambiamento che i cittadini chiedono alla politica. Concretezza sì, ma senza un orizzonte, un sogno condiviso, una ricetta economica vera non credo che faremo un buon servizio alla Sicilia, né all’Italia”.
Il voto delle Amministrative consegna al Paese un Partito Democratico con 30 sindaci in meno (dell’area del centrosinistra) rispetto al 2015. E la Toscana smette di essere una regione rossa. Come si fa ad essere ottimisti?
“Non c’è da esultare, è evidente. Ma non esiste più nessuna certezza. Non ci sono più regioni rosse, blu o gialle. L’elettorato ormai è mobile. Fino a 4 anni fa noi eravamo al 41%, la Lega al 4, adesso sono più forti loro, ma tutto ormai cambia rapidamente e noi dobbiamo preparare da subito il cambiamento. E poi laddove il Pd allarga lo sguardo vince. Gli occhi di tutti sono puntati giustamente sulla disfatta del Pd in Emilia e in Toscana, pochi in realtà volgono lo sguardo a Sud, a Siracusa. Perché c’è una piccola luce nel buio da un po’ di tempo, è in campo ma non abita nel Pd, perché dal Pd è stata oscurata, considerandola un corpo estraneo”.
Parla del nuovo sindaco…
“Una nuova generazione si è imposta nonostante il Pd. Mi riferisco alla straordinaria vittoria dell’amico Francesco Italia, 45 anni, manager, startupper, vulcanico, eletto sindaco di Siracusa dopo essere stato per 5 anni vicesindaco di Giancarlo Garozzo, amico e compagno di viaggio in questi anni con me al fianco di Matteo Renzi. Siracusa, con la vittoria di Francesco Italia, è un esempio. Per uscire fuori dal tunnel dobbiamo lasciarci dietro una certa idea del centro sinistra che non ha più ragion d’essere non solo in Italia, ma in Europa e nel Mondo”.
Matteo Renzi si è defilato dall’ultima competizione elettorale. Sintomo che non è lui (o non solo lui) il problema del Partito Democratico?
“Renzi rappresenta un valore aggiunto, non è un ostacolo. Anzi, prima di tutti si è accorto che il Pd per non morire doveva cambiare pelle, doveva sconfinare per non essere destinato all’irrilevanza. Il limite è che nel Pd molti lo hanno considerato un marziano, un corpo estraneo. Prima o poi non ci sarà più e tornerà la ditta. Ma quell’idea invece è valida e noi non intendiamo archiviarla. Al Pd non serve una semplice messa a punto. Va proprio accantonato e va costruita una “cosa nuova”. A Siracusa non ha vinto il Pd, né il centrosinistra più o meno allargato, non ha vinto l’Ulivo 4.0 per intenderci, quello dei saggi ritrovati, Veltroni, Prodi o altri. Ha vinto un “nuovo campo”, che ha radici in quel processo di cambiamento che è stato interpretato da Matteo Renzi e che ha portato il Pd alle elezioni europee al 41%. Altri tempi, ma da lì dobbiamo ripartire”.
Qual è la ricetta per attrarre un nuovo elettorato, in Sicilia come altrove?
“Una forza democratica moderna deve sostenere il nuovo proletariato, formato non soltanto da una classe sociale, ma da una classe generazionale. A questi scienziati di “sinistra”, che ci fanno la ramanzina su quanto siamo stati elitari negli anni di governo, chiedo: sostenere la riforma della legge Fornero prevista dal contratto di Salvini e Di Maio, vi sembra di “sinistra”? Investire cioè 20 miliardi di euro per rivedere le pensioni di vecchiaia e anzianità, al 56% concentrate nel Nord del Paese, frutto di carriere lunghe e stabili opportunità professionali, vi sembra una priorità? Non pensate sarebbe più serio occuparsi prioritariamente delle generazioni che rischiano di avere pensioni da fame o non avere alcuna pensione? Non una parola nel contratto sulle loro pensioni, su come agevolare i contratti stabili, su come garantire loro protezione nei momenti in cui si perde un lavoro. Pagheranno come al solito le donne e gli uomini, le ragazze e i ragazzi, nati dalla fine degli anni 70 ad oggi, l’anticipazione pensionistica della generazione baby boom, senza avere alcuna certezza sulle proprie di pensioni. Noi abbiamo introdotto la Naspi, l’ape sociale, il Rei, loro hanno promesso il reddito di cittadinanza e si presentano invece con mezz’ora di internet gratis”.
Claudio Fava, in una recente intervista col nostro giornale, ha dichiarato che l’unica sinistra in Sicilia è rappresentata dai “Cento Passi” e che il Pd paga, fra le altre cose, gli errori di Crocetta e il consociativismo con Lombardo.
“Se fosse vero quello che afferma Fava, la sua sinistra sarebbe a due cifre ma non lo è. Vedo un limite in questo ragionamento ed è la solita visione manichea della società e quindi della politica. Da una parte ci stanno gli onesti e dall’altro i corrotti, da una parte i puri e dall’altra i consociativi. Credo che se tutti vogliamo fare un passo in avanti dobbiamo archiviare categorie che dividono il mondo come il muro di Berlino. C’è una via di mezzo tra l’estremismo e il consociativismo? Secondo me sì”.
Secondo Lei, come sta gestendo Salvini l’emergenza migranti?
“Lascia donne e bambini a mollo, a rischio di vita, per fare campagna elettorale e poi giura ipocritamente sul Vangelo. Distrae perché nessun risultato concreto hanno ottenuto sull’immigrazione in Europa. Con Minniti noi abbiamo ridotto gli sbarchi dell’80%. Usa le navi come specchietto per le allodole perché così non si parla della Flat Tax, del reddito di cittadinanza e delle promesse che hanno fatto in campagna elettorale, che non riusciranno a mantenere. La verità è che sono rimasti Lega Nord, contro tutti i mezzogiorni. i 5 Stelle che sono stati “stravotati” al sud, sono surclassati e non riescono minimamente ad arginarli. Sembrano tutti sbarcati da Pontida”.
Vi sentite l’unico argine all’esplosione dei populismi?
“Il vero argine al populismo saranno i cittadini quando si accorgeranno che saranno pieni di propaganda ma avranno le tasche vuote. Quando si accorgeranno che tutte le promesse di questo governo non saranno mantenute e la loro condizione non solo non sarà migliore di un anno fa, ma peggiore. Noi dobbiamo dimostrare serietà, chiarezza e responsabilità. Dobbiamo ritrovare il coraggio di essere popolari, questa è l’arma contro i populismi”.