Dove sono le gloriose colonne dell’antimafia, quelle che sfidavano i boss di Cosa Nostra e sbaciucchiavano Massimo Ciancimino, figlio del terribile don Vito, pur di agguantare un pizzico di giustizia e verità? E dove sono finiti gli eroici giornalisti – scusate se insisto – che negli anni esaltanti della purificazione fiancheggiarono Leoluca Orlando con la certezza di spazzare via ogni collusione e complicità con le forze del male? Oggi succedono cose che il fatato mondo dei professionisti dell’antimafia non avrebbe mai tollerato. Succede che un cronista rivela lo scandalo di un Gran Truffaldo che ha sottratto all’Irfis, la cassaforte della Regione, un milione e mezzo di euro e viene guardato con sospetto, indifferenza e distacco non solo dai palazzi della politica ma pure dai colleghi (ex coraggiosi) per i quali meglio una parola in meno che una parola in più.