“Ma con i Cinque Stelle no”

Alessandro Aricò, alla sua seconda legislatura all'Assemblea regionale siciliana, è il capogruppo di Diventerà Bellissima

“Un progetto di aggregazione del centrodestra sarebbe auspicabile, ma lo ritengo un po’ ambizioso e ci vorrà del tempo”. Diventerà Bellissima, attraverso la voce del suo capogruppo in Assemblea Regionale, Alessandro Aricò, si smarca solo momentaneamente dall’idea di una casa dei moderati di berlusconiana memoria. Anche se, nelle parole del deputato regionale, traspare la voglia di non disperdere tutto un elettorato che, per abitudini e cultura, non si ritrova a fondo nella Lega di Salvini. Sarà un congresso, tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, a decidere le sorti del movimento di Musumeci per la prossima competizione elettorale: “Le ipotesi sono due – chiarisce subito Aricò -: prevedere un patto federativo con una delle tre forze del centrodestra (Lega, Forza Italia o Fratelli d’Italia) o non partecipare. Questa seconda ipotesi, che ritengo percorribile, lascerebbe liberi i nostri elettori. Le Europee, d’altronde, non sono un appuntamento così sentito”.

Negli ultimi giorni, e dopo la visita di Musumeci a Pontida, sembra crescere il feeling con Salvini e le sue politiche

“Le posizioni della Lega, così come quelle di Forza Italia e Fratelli d’Italia, in molti casi sono condivisibili. D’altronde sono i tre alleati storici del centrodestra, da cui proviene il 90% del nostro elettorato e della nostra classe dirigente. Certo, se si parla di sicurezza, diritti agli italiani o immigrazione, le posizioni di Salvini sono similari al nostro sentimento. C’è da dire che il ministro dell’Interno, in questa fase, ha un’esposizione mediatica notevolmente superiore rispetto agli altri alleati, i quali non riescono a penetrare nell’elettorato come fa lui”.

In Sicilia, però, il progetto leghista non è ancora attecchito

“E credo che la classe dirigente che hanno scelto non abbia le caratteristiche storiche per portare avanti le idee della Lega. Noi a livello regionale siamo strutturati meglio di loro e penso che anche alle ultime Amministrative lo abbiamo dimostrato. Inoltre, guidiamo la Regione e i siciliani cominciano ad apprezzare l’operato del presidente Musumeci”.

Da un punto di vista culturale, crede che i militanti di Diventerà Bellissima accettino volentieri una federazione con un partito di origine nordista?

“Credo non ci siano problemi, a patto che la federazione ci lasci un margine di autonomia. Sul simbolo, sui candidati, sulla possibilità di fare insieme – o meno – i gruppi parlamentari. Il problema vero sarebbe la scrittura di un contratto politico. Ma questo è un ragionamento che faremmo anche con gli altri partiti. Credo che in questa fase Diventerà Bellissima faccia bene a conservare, comunque, una sua identità. A meno che non si parli di scomposizione e ricomposizione del centrodestra, con dei soggetti alternativi alla Lega. Penso che ad Arcore ci stiano lavorando, ma è davvero troppo presto”.

Quindi potreste saltare addirittura l’appuntamento elettorale?

“Senza federazione, sì. Non ha senso presentarsi con uno sbarramento al 4%”.

A ottobre si vota a Corleone e Palazzo Adriano. Sembrava potesse essere un primo banco di prova per la nuova alleanza con Salvini…

“In realtà stiamo parlando di due comuni in cui cercheremo di proporre due esponenti del nostro movimento come candidati a sindaco. Lo stesso abbiamo fatto a Partinico, dove Diventerà Bellissima ha vinto, superando le due cifre a livello percentuale. Penso che rispetto ai nostri alleati, per presenza sul territorio, non abbiamo nulla da imparare”.

Che impressione si è fatto del governo del cambiamento?

 “Andrebbe giudicato al termine del mandato. Al momento, la Lega è riuscita ad accendere i riflettori su alcuni temi importanti con l’Europa. E, al di là dei toni spesso esasperati, bisogna dare atto a Salvini di aver cominciato a trattare alla pari coi nostri alleati dell’Unione. Sul fronte del Movimento 5 Stelle, invece, non si sta vedendo niente, neanche l’inizio di un percorso. Credo che al Sud abbiano vinto grazie alle promesse sul reddito di cittadinanza, ma ora dov’è finito? Sono convinto che si tratti di un governo a due velocità”.

Il governo Musumeci, invece, potrebbe rendere di più senza una maggioranza parlamentare così risicata?

“Penso che sia un governo molto attivo. Stiamo contenendo la spesa, ottenendo risultati sul fronte dei rifiuti. Pensi che alcuni Comuni, dopo la strigliata del presidente, sono passati dal 5 al 74% di differenziata in pochi mesi. E poi: abbiamo sbloccato 140 milioni per gli impianti sportivi e culturali; stiamo cercando di spendere entro l’anno i fondi Ue per le attività produttive; abbiamo scritto una legge finanziaria che ha superato quasi indenne la prova della Consulta; stiamo portando avanti temi importanti come l’insularità e la riforma dello statuto. Sapevamo che non sarebbe stato facile e che la legge elettorale non ci avrebbe garantito una maggioranza. Siamo arrivati a 36 deputati su 70 ed è già qualcosa”.

Attingere ad alcuni grillini per fare le grandi riforme è una prospettiva verosimile?

“Intanto partiamo col dire una cosa. Stiamo già lavorando a una riforma della legge elettorale ed entro metà legislatura speriamo di presentare la bozza definitiva. Anche se in Sicilia, prima di rendere effettive le modifiche del Parlamento, serve un referendum confermativo senza quorum. Sui grandi temi, non ne abbiamo mai fatto mistero, vogliamo collaborare con tutti, anche col Pd. Dobbiamo spogliarci di qualcosa di nostro se abbiamo a cuore le sorti di questa terra”.

Del Movimento 5 Stelle proprio non vuole parlarne…

“Siamo disposti a collaborare anche con loro, non ci vedo nulla di scandaloso. Piuttosto, vedo al loro interno una spaccatura fra chi ha voglia di lavorare con le altre forze politiche e chi dice no a prescindere. E penso che queste differenze diventeranno più nette nel corso della legislatura”.

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