La ripresa dei contagi da Covid rischia di mandare in tilt gli ospedali siciliani. Che già non stanno messi benissimo. Nelle ultime ore è arrivato all’assessore alla Salute, Ruggero Razza, l’urlo disperato di 40 primari di pronto soccorso che si sono riuniti in coordinamento. “Bisogna intervenire subito o rischiamo di chiudere”, è il messaggio recapitato all’esponente della giunta regionale. I pronto soccorso sono intasati. L’indice di sovraffollamento, in alcune strutture come Villa Sofia, ha raggiunto il 300%. Non si trovano posti letto per i pazienti che chiedono di accedere in nosocomio (e prima, sono costretti a file interminabili per il triage o in barella); ma soprattutto non ci sono medici.
Secondo una ricognizione dei primari, in servizio ci sono solo 414 medici d’emergenza (a tempo indeterminato o determinato) sui 786 previsti. Le situazioni più critiche negli ospedali di periferia dove si arriva al 90 per cento di carenze: a Canicattì, per esempio, c’è un solo medico d’emergenza sui 9 previsti. Ma soffrono anche i pronto soccorso metropolitani: a Villa Sofia restano in servizio 14 medici su una pianta organica che ne prevede 32. La carenza di personale si riflette sull’efficienza del servizio e sulle cure. Spesso qualcuno va fuori di testa: martedì scorso, proprio nella struttura palermitana, i famigliari di un anziano hanno aggredito uno dei due medici di turno.
Nella missiva a Razza, i primari individuano delle possibili soluzioni: dall’impiego dei precari Covid nelle aree di emergenza anche dopo il 31 dicembre al reclutamento degli specializzandi, dal ricorso a medici non specializzati formati mediante tirocini sul campo a incentivi salariali per chi sceglie di lavorare in pronto soccorso. E c’è anche un’altra ipotesi più estrema: la chiusura dei Punti di emergenza territoriali (Pte) che erogano meno di tremila prestazioni annue per utilizzare il personale negli ospedali. Solo in casi estremi, invece, si può ricorrere al comando di medici di altri reparti per coprire i turni scoperti. A ogni modo – scrivono – bisogna fare presto. Anche perché, con l’estate alle porte e la necessità di garantire le ferie, si rischia davvero il collasso.
Nel frattempo la ripresa dei contagi ha rallentato la riconversione dei reparti originari. Della riorganizzazione degli ospedali si sta occupando un tavolo tecnico di cui fanno parte i commissari provinciali di Palermo, Catania e Messina e gli infettivologi Carmelo Iacobello e Bruno Cacopardo. L’idea di fondo è mantenere solo alcune divisioni Covid per pazienti con sintomi respiratori e creare in tutti i reparti di ospedali delle ‘bolle’ in cui assistere i positivi ricoverati per altri motivi. Sul rinnovo dei contratti ai precari, disposto da una direttiva dell’assessorato, ci si muove in ordine sparso: all’Asp di Palermo il direttore generale Daniela Faraoni ha allungato i contratti fino a 30 settembre, ma riducendo il monte ore da 80 a 60 ore: apriti cielo. Il commissario per l’emergenza Renato Costa ha minacciato le dimissioni: “Così la struttura commissariale non può andare avanti, né esercitare le sue funzioni, specialmente in un momento tanto difficile, con una netta ripresa dei contagi e la risalita delle ospedalizzazioni”.
Ospedale Cervello: indice di sovraffollamento al 175%
Aumentano i ricoveri negli ospedali a Palermo. Al pronto soccorso dell’ospedale Cervello l’indice di sovraffollamento è del 175%. Dopo mesi tornano a crescere i malati ricoverati per il Covid. Solo ieri sono entrati nel reparto oltre 50 pazienti. Anche oggi proseguono gli ingressi nel reparto di emergenza e tornano le code delle ambulanze. Una nuova ondata che ha subito conseguenze. Un reparto di medicina interna con 30 posti all’ospedale Civico è stato convertito per accogliere i nuovi pazienti positivi che hanno problemi respiratori.