Logoro come Calvero, ma senza gravitas, senza sfiorare la grandezza del crepuscolo, Beppe Grillo attraversa le sue giornate romane dispiegando il vecchio repertorio. Esce dall’Hotel Forum, il suo bunker berlinese, e sventola una falsa banconota da mille euro, sfodera una banana, le esibisce ai giornalisti per opporre alla loro dozzinale prosaicità il suo elevato ermetismo. E in effetti un tempo stavamo lì a interrogarci, cercavamo vanamente di decrittare la simbologia. L’intera dottrina grillesca ci sembrava una colossale puttanata ma non potevamo ignorare l’alone mistico, quell’idea di altrove in cui Grillo pareva muoversi, col dubbio che ci stesse sfuggendo qualcosa, e non ci sfuggiva l’esoterismo del programma: l’abolizione della democrazia rappresentativa, del vincolo di mandato, la santificazione del web, la casa di cristallo, lo streaming, il movimento orizzontale in cui uno valeva uno, e nel 2012 in Sicilia domandai a Grillo come potesse un movimento politico organizzarsi in assenza di leadership, e lui quasi con tenerezza mi rispose che non capivo, continuavo a non a capire che stesse succedendo, e dunque ero morto. Continua sull’Huffington Post
Mattia Feltri per l'Huffington Post
in Buttanissimi Extra
M5s, l’autunno del Patriarca Il malinconico declino di Grillo
beppe grillomovimento 5 stelle
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