La fuga di Luigi Di Maio e la scissione del Movimento 5 Stelle interessa la Sicilia solo in parte. Non accade nulla di rilevante all’Ars, dove i parlamentari erano tutti, da tempo, sulle posizioni di Giuseppe Conte, accolto come un trionfatore nella sua visita palermitana alla vigilia delle Amministrative. “La scissione di Di Maio – spiega il capogruppo Nuccio Di Paola – sul gruppo M5S regionale ha avuto impatto zero, nessuno dei 15 deputati che ne fanno parte lo seguirà. Le manovre di palazzo non ci interessano”. Nel M5s siciliano, però, regna un imbarazzo di fondo. E’ legato alla posizione di Giancarlo Cancelleri.
Non tanto, e non solo, perché Cancelleri è stato un dimaiano della prima ora (poi convertito sulla via di Appula). Ma perché l’uscita del Ministro degli Esteri dal Movimento, rischia di far passare in secondo piano una questione avvertita come prioritaria dalla vecchia governance: cioè l’abolizione del vincolo del secondo mandato. Un beneficio di cui lo stesso Giggino avrebbe potuto beneficiare e che, invece, molti grillini oltranzisti – come il siciliano Luigi Sunseri – considerano ‘intoccabile’.
Il punto è che Giancarlo Cancelleri, per partecipare alle primarie di coalizione del centrosinistra, avrebbe bisogno di una deroga. E Conte non ha ancora convocato la base, su SkyVote, per proporre la modifica del regolamento. Se non dovesse farlo in tempo utile (la candidatura per le Regionarie vanno presentate entro il 30 giugno) Cancelleri – che aveva minacciato di andarsene ai tempi della lite fra Conte e Grillo – rischia di rimanere fuori dalla contesa. Ieri il sottosegretario non ha commentato ufficialmente la spaccatura del Movimento, limitando la sua presenza social a un sopralluogo sulla tormentata Palermo-Agrigento. Oggi, però, è intervenuto, parlando di “giornata difficile e dolorosa”. “In tanti – scrive Cancelleri – mi avete chiesto cosa avrei fatto adesso, ma per me la domanda non esiste nemmeno, il mio impegno, i miei valori, le idee per le quali sono politicamente attivo e che oggi mi permettono di rappresentare tanti cittadini hanno un logo e un nome: MoVimento 5 Stelle. Luigi Di Maio è e rimarrà un amico, sempre e per sempre come dice De Gregori, ma le nostre strade si dividono. Oggi però non possiamo farci prendere né dalla nostalgia né dalla delusione, lasciamo fuori lo sconforto e ripartiamo più forti e determinati”.
I big del Movimento, tra cui il neo referente regionale, Nuccio Di Paola, ufficialmente lavorano a costruire “un’alternativa credibile” a Musumeci (“Già sabato a Caltanissetta ci vedremo in una riunione aperta a tutti gli iscritti M5S per serrare le fila e rinnovare gli stimoli che non ci sono mai mancati”). Ma non si sbottonano sulla crisi interna. Giorgio Pasqua, ex capogruppo, è tra i pochi ad esprimersi: “C’è chi guarda al proprio futuro, alla propria poltrona, e c’è chi guarda al futuro pensando alle prossime generazioni. Io – scrive il membro della commissione Salute all’Ars – lavoro per dare un futuro migliore ai nostri figli insieme a Giuseppe Conte, dentro o fuori dalle istituzioni, da deputato regionale e nella vita di tutti i giorni”. Il collega Salvo Siragusa non si iscrive “al partito degli “odiatori di professione” e ahimè ancora ve ne sono parecchi, per questo non dirò nulla contro amici e colleghi che hanno fatto una scelta, appunto perché, in politica, come nella vita, si fanno scelte, ognuno fa le proprie, assumendosene la responsabilità e ogni scelta va rispettata. Io ormai dieci anni fa ho fatto la mia che è quella di intraprendere un percorso volto al cambiamento della Sicilia e del paese e questo percorso continua con Giuseppe Conte”.
Tra i siciliani doc, invece, approdano alla corte di Di Maio il questore della Camera Francesco D’Uva e il sottosegretario agli Esteri (ma da tempo trapiantato a Milano) Manlio Di Stefano.