Poteva uscire di scena con eleganza, da gran signore, con i toni civili di chi accetta un patto stretto tra alleati. Invece, dopo i tanti passi di lato e i relativi pentimenti, ha preferito condire l’addio con una soverchiante dose di livore e di rancore. Come si conviene a un neofascista che per cinque anni ha traccheggiato con i tre bulli elevati dal suo governo al rango di padroncini della Regione. Povero Musumeci. Credeva che le intimidazioni del callido La Russa avrebbero sottomesso sia Berlusconi che Salvini. Credeva che gli accordi con Marcello Dell’Utri gli avrebbero riaperto le porte che lui stesso aveva chiuso con le sue arroganze e le sue prepotenze. Credeva che le scempiaggini del suo cerchio magico non avrebbero mai intaccato la sua immagine di presidente onesto. Ma ha sbagliato tutti i calcoli. Il passaggio da Nello a Nullo è stato tormentato ma breve.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
L’ultimo livore di un perdente
fratelli d'italiaignazio la russanello musumeci
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