Il tanto scintillante assessore all’Economia, e vice governatore siciliano, Gaetano Armao potrebbe averci regalato l’ennesima “soddisfazione” di un’estate borderline. Ricordate – ma è ovvio che lo ricordate – la “bomba” sganciata da Riscossione Sicilia al tramonto di luglio? La partecipata, venendo allo scoperto, aveva denunciato il fatto che il vice di Musumeci risultasse moroso nei confronti del Fisco per non aver pagato 22 cartelle esattoriali del valore di circa 392mila euro. E che per questo aveva preannunciato un’azione di pignoramento dello stipendio dell’assessore, per un totale di 11mila euro al mese. Quanto è vero Iddio, bisognava recuperare quei soldi: per questo Riscossione aveva contattato ogni singolo ufficio regionale – centrale o decentrato che fosse – per conoscere i legami economici con Armao, derivanti dalla sua attività, oltre che di assessore, di avvocato amministrativista. Apriti cielo!

A scanso di equivoci va chiarito che Riscossione Sicilia, che come dice la parola stessa si occupa di riscuotere i tributi nell’Isola, è una partecipata sotto il controllo dell’assessorato all’Economia, quello retto dal “moroso” Armao. Un palese conflitto d’interessi che, nel silenzio ombroso del presidente Musumeci e del suo governo, il Movimento 5 Stelle pose in risalto per primo. Armao, ferito nell’orgoglio, annunciò un esposto in Procura contro i vertici di Riscossione, rei di aver messo in campo contro di lui “un’azione abusiva e pretestuosa, cominciata quando decisi di candidarmi a presidente della Regione”. Su caldo invito di Silvio Berlusconi. A tal proposito vale la pena ricordare che Armao ottenne l’immediata ammirazione del Cavaliere quando gli fece credere di essere a capo di un esercito di indignati siciliani e che, per effetto di quella ammirazione, è diventato ciò che oggi: un potente assessore, ma senza esercito.

Si pensava che Armao, per tenersi le mani libere e intraprendere una battaglia legale coi suoi detrattori, rimettesse la delega su Riscossione nelle mani di Musumeci. Giusto per non far apparire all’esterno – oltremodo, perché l’incompatibilità era già stata rivelata – il palese conflitto. L’operazione, sbandierata dai media, sembrava cosa fatta. Ecco. Potremmo anche non averci visto bene, ma ad oggi non esiste alcun atto o provvedimento che testimoni questo passaggio (la legge sulla trasparenza lo imporrebbe). Né Musumeci avrebbe mai modificato il decreto di nomina dell’assessore. Il quale, oltre a rimanere reggente dell’Economia, mantiene il controllo su Riscossione Sicilia, nonostante quest’ultima voglia “sfilargli” lo stipendio sotto il naso. Dire che siamo al paradosso è poco.

Mette le mani in pasta dappertutto il vulcanico Armao. Fra i suoi “dipendenti” – o dirigenti dell’assessorato che dir si voglia – compaiono i nomi di due persone a lui molto care. La prima è il ragioniere generale della Regione (Dipartimento Bilancio e Tesoro), l’avvocato Giovanni Bologna. La seconda, che è attualmente dirigente generale del dipartimento Finanze e Credito dell’assessorato all’Economia, è la fidatissima Benedetta Cannata. Che già nel 2009, quando Armao divenne per la prima volta assessore al Bilancio con Lombardo, era il suo capo di gabinetto. La Cannata, essendo dirigente generale, controlla anche il servizio cinque, quello relativo a Riscossione. Senza voler trarre conclusioni affrettate, ma – piuttosto – sospendendo il giudizio e fermandoci appena alle premesse, la questione si presenta inquietante.

E dire che il vecchio Armao, prima di vedersi contestare le 22 cartelle esattoriali a causa di mancati versamenti allo Stato (la prima notifica è del gennaio 2017, quando a capo dell’azienda partecipata c’è Antonio Fiumefreddo), aveva già bucato lo schermo a causa di un altro pignoramento, ordinato dalla compagna Giusi Bartolozzi nelle vesti – poi stracciate per l’ingresso alla Camera dei Deputati – di giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Palermo. Secondo l’ex moglie dell’assessore, Carmela Transirico, si trattava di “una precisa strategia, di facile lettura documentale” per “aiutare Gaetano Armao a frodare i suoi creditori, rendendo inaggredibili tutti i suoi beni, mobili e immobili, nonché i suoi compensi”, consentendogli così di non adempiere agli obblighi verso la sua ex famiglia.

Un’estate piena di contraddizioni. Un autunno che si preannuncia caldo allo stesso modo.