L’ennesima ‘buona azione’ dell’Ars toglie d’impaccio i dipendenti di Sicilia Digitale, che a causa di un pignoramento subito recentemente dalla società informatica della Regione, rischiavano di restare senza stipendio fino al 31 dicembre. Così è intervenuta l’Assemblea, che ieri sera ha votato un emendamento proposto dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao, con cui si autorizza, “a titolo di anticipazione”, l’erogazione al personale in servizio delle “retribuzione arretrate relative all’anno 2021 e quelle che andranno a maturare sino alla fine del corrente esercizio finanziario per un importo complessivo non superiore a 3,2 milioni di euro”, di cui 2,8 per pagare gli stipendi e 460 mila euro per oneri sociali. Il governo ci tiene a rimarcare che l’obiettivo è non pregiudicare “i servizi di pubblica utilità erogati dalla predetta società”.
In realtà Sicilia Digitale è un carrozzone in cui le competenze latitano. Ma che dall’ultimo report di Luigi Sunseri sugli sprechi delle società partecipare, risulta vantare un credito di oltre 92 milioni nei confronti di palazzo d’Orleans. Che però non gli affida più una commessa: gli incarichi per la realizzazione di servizi digitali, infatti, vanno tutti all’esterno. Nella relazione allegata all’emendamento, si ripercorrono le ultime vicende societarie che hanno portato a due procedimenti esecutivi, con relativo pignoramento, su iniziativa dell’ex socio privato Sicilia e-Servizi Venture (in liquidazione). “Il pignoramento da 26 milioni – aveva spiegato in una nota Edy Tamajo, deputato regionale di Italia Viva – mette a rischio la continuità dei servizi informatici che, in epoca di smart working, vorrebbe dire la paralisi totale della macchina burocratica della Regione Siciliana”.
Ma quali servizi? “Sicilia Digitale fornisce, tra l’altro, il protocollo informatico, la compilazione delle buste paga per i medici di medicina generale e dei dipendenti della Regione, la gestione delle centrali del 118 – spiegava Tamajo -. E’ doveroso e urgente un intervento dell’Ars”. Che puntualmente è arrivato. Ora, però, l’assessore Armao dovrebbe dar seguito alla ventilata fusione con la società Interporti e con il Parco Scientifico Tecnologico “finalizzata alla creazione di una società in house in grado di progettare e gestire l’infrastrutturazione fisica e digitale della Regione siciliana, unitamente alla gestione aggregata degli acquisti di beni e servizi”. Promesse finite del dimenticatoio. Lo stesso Tamajo ha sollecitato “l’avvio di un nuovo percorso progettuale e programmatico che possa consentire alla società di azzerare il passato e ripartire al meglio”.
Nel frattempo, il parlamento si è espresso. Anche se non tutti, in aula, hanno apprezzato: “Questo, per me, è soccorso finanziario. E la Regione non può farlo – ha lamentato Luigi Sunseri, del M5s – Ci vedremo tra qualche anno davanti alla Corte dei Conti. L’unica cosa certa è che a nominare l’amministratore unico di Sicilia Digitale non siamo stati noi. Prima o poi qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di queste nomine”. Anche il collega di partito, Nuccio Di Paola, denuncia un “problema di gestione. Fra l’altro questa partecipata aspetta ancora i soldi dell’energia elettrica e degli affitti che la Regione non ha mai versato”. Il riferimento è all’affitto di alcuni uffici, a Palermo, in via ammiraglio Thaon de Revel, di cui Sicilia Digitale è locataria.