Raffaele Lombardo non deve più nascondersi. L’assoluzione di fronte alla Corte d’Appello nel processo che lo vedeva imputato per concorso esterno e corruzione elettorale, ha (ri)sdoganato il pensiero autonomista dell’ex governatore di Grammichele; l’eco delle sue parole – da “osservatore” come ama precisare – risuona forte anche a Roma. Dove nei giorni scorsi Lombardo ha incontrato Matteo Salvini per fare un check-up alla federazione fra Lega e Autonomisti. “L’ho trovato riflessivo e abbastanza informale – ha detto, durante un colloquio con Il Foglio, riferendosi all’ex Ministro dell’Interno -. Mi è apparso un uomo pratico e in sintonia con il suo popolo. Che è il popolo del Nord”, ha precisato Lombardo. Che del Carroccio è stato primo alleato nell’Isola alle Politiche del 2006. In forma diversa, la federazione si ripropone: “Secondo me la Lega nel Sud deve promuovere patti federativi con forze regionali, come in Sicilia e Sardegna. E seguire questa strada anche in Basilicata, Calabria, Puglia e Campania: i partiti regionali potrebbero declinare meglio il linguaggio della Lega in un territorio in cui il Carroccio non è nato”.

Nel corso di questo colloquio, Lombardo fornisce indicazioni sul rapporto fra Salvini e Meloni, e sui riflessi che questo rapporto tormentato potrà avere in Sicilia: “Matteo Salvini e Giorgia Meloni balleranno insieme e si pesteranno i piedi, ma abbracciandosi. Invece di gridare per il dolore, sorrideranno forzosamente”. L’unità del centrodestra, nell’Isola, ha ragioni che la ragione – adesso – non conosce: “Ci sono state spinte centrifughe nelle ultime settimane. Ritengo sia interesse di tutti ricomporle e arrivare a una candidatura unitaria il prossimo autunno”, sostiene Lombardo. Le insidie non mancano: “Ci sarà un percorso impervio. Già c’è, anche se al fuori degli schemi, la candidatura del sindaco di Messina, Cateno De Luca. Non è un peso piuma”.

Il mirino di Lombardo è costantemente puntato su Musumeci: il voto sui delegati per il Quirinale, secondo il leader dell’ex Mpa, “non è stato un voto di sfiducia” ma “solo l’espressione di un malcontento. Poi certo, un presidente ecumenico poteva prendere anche i voti dell’opposizione. E Nello Musumeci non è ecumenico…”. S’è visto anche coi partiti: “Ho sollecitato Musumeci perché desse luogo a uno straccio di confronto, ma non c’è stato nulla da fare…”. Tuttavia, “è legittimo che il governatore in carica voglia ricandidarsi. C’è, allo stesso tempo, il grande dissenso dei partiti della sua stessa coalizione, per come ‘non’ li ha trattati Musumeci. E’ stato allergico a dialogare, limitandosi al lavoro che ha ritenuto sufficiente con gli assessori nella giunta”. Sembra che l’epoca del governatore di Militello val di Catania sia stata archiviata durante quel pranzo con Micciché e Stancanelli a casa di quest’ultimo, anche se l’ “osservatore” Lombardo ci tiene a ribadirlo: “Non intendo assolutamente rientrare in gioco, neppure per sedermi intorno a un tavolo”. Peccato che l’abbia già fatto.