Mancava solo la certezza matematica, adesso è arrivata: il fallimentare piano di ripresa turistica imbastito dall’ex assessore Manlio Messina, cui ha dato credito pure la sua “allieva” Elvira Amata, costerà alla Sicilia un buco da 21 milioni di euro. Come riportato dall’edizione odierna del quotidiano ‘La Sicilia’, la Politica Regionale e Urbana della Commissione Europea, con una Pec, ha certificato un ammanco ulteriore di 247 mila euro rispetto ai 10,7 milioni “non certificati” e già oggetto di una corposa restituzione (in due tranche) a Bruxelles. Si tratta dei soldi che la Regione aveva investito per l’acquisto di voucher destinati alle strutture alberghiere e poi rimasti invenduti (come testimoniato da un recente servizio nella trasmissione di Giordano, ‘Fuori dal Coro’).
Ma non è l’unica pecca del piano dissennato. L’altra, infatti, è costituita da 9,5 milioni non ancora certificati a Bruxelles, che l’Europa ovviamente non coprirà. Circa la metà di questa cifra è servita ad attivare i numerosi canali legati alla comunicazione e alla promozione, con un plafond complessivo di quasi 24 milioni. Diciannove sono stati certificati, gli altri cinque no. Assieme ad altre voci di spesa legate ai ‘buoni’ invenduti – cioè i cosiddetti impegni giuridicamente vincolanti – vanno a creare un vulnus da 9,5 milioni, che adesso la Regione dovrà recuperare con un debito fuori bilancio. E attraverso un “azzardo contabile” sul quale si sta ragionando: la prima opzione è inserire la somma nella prossima manovrina da circa 200 milioni che a breve approderà all’Ars (con cui i deputati mirano, ad esempio, alla ricapitalizzazione di Ast); il piano B), invece, prevede di saldare l’ammanco utilizzando una specifica voce dell’ultimo accordo di Coesione fra Schifani e Meloni. Nel piano, a pag.48, si fa riferimento a un finanziamento per “agevolazioni per le imprese del settore turistico-alberghiero ed extra alberghiero”. Ci vorrebbe una bella faccia tosta a utilizzare altre risorse europee per pagarci i debiti…
In attesa di capire come andrà a finire, e di conoscere le prossime sfuriate di Manlio Messina a difesa del suo capolavoro, la Guardia di Finanza, su mandato della Procura Regionale della Corte dei Conti, ha sequestrato nuovi atti in via Notarbartolo. I magistrati contabili, diretti da Pino Zingale, hanno aperto un’inchiesta già da qualche mese. Anche la Procura di Palermo indaga per cogliere eventuali rilievi penali (e non solo erariali). Nel computo complessivo di SeeSicily, che prometteva un investimento da 75 milioni per risollevare il turismo nella stagione post-Covid, solo 5 milioni sono stati effettivamente fruiti dai turisti per godere di agevolazioni e servizi. Se non è un fallimento questo, allora la parola fallimento non esiste.