Mettiamoli in fila. In cima alla piramide c’è lui, il Balilla, il vice capogruppo dei patrioti alla Camera dei Deputati, il boss unico e indiscusso della corrente turistica di Fratelli d’Italia, il Sommo Gerarca che, da assessore regionale, ha inventato SeeSicily, Cannes, il Bellini International Context e tutti gli altri sprechi che hanno consentito al partito di Giorgia Meloni di distribuire milioni di euro ai quattro angoli della Sicilia e di raccogliere a piene mani consensi, riconoscenze, voti di lista e di preferenza.

Al secondo posto c’è Elvira Amata che, da assessore, si è seduta sul trono lasciato libero dal Balilla e ha proseguito lo stesso percorso. Con gli stessi metodi e le stesse identiche clientele. E soprattutto con le stesse montagne di denaro spese per promozione e comunicazione: due filoni difficili da rendicontare e, soprattutto, da riscontrare: chi potrà mai stabilire se le campagne promosse con tanta generosità di uomini e mezzi producono o no effetti reali sul turismo e sull’economia siciliana? Proprio l’altro ieri l’assessore Amata ha sostenuto, pare a Londra, che l’incremento turistico in Sicilia nei primi sei mesi del 2024 è stato del 4,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2023; mentre il rapporto della Banca d’Italia afferma che la crescita si è pressoché esaurita e che si è fermata a quota 1,6 per cento a fronte dell’11,3 per cento dell’anno precedente. Una differenza di valutazione a dir poco clamorosa. Roba da fare tremare i polsi.

Come il linguaggio adoperato dal deputato regionale Carlo Auteri, fedelissimo del Balilla, per minacciare il collega Ismaele La Vardera, colpevole di avergli rinfacciato un contributo di centomila euro ottenuto, ovviamente, dal munifico assessorato al Turismo e destinato a una associazione intestata alla di lui mamma. Una scena vergognosa. Una violenza inaudita. Volgarità irripetibili. Chi potrà impartire all’inquieto Auteri una lezione di buona educazione e di civiltà istituzionale?

Teoricamente spetterebbe al presidente dell’Assemblea regionale, Gaetano Galvagno: la sgradevolissima scena delle minacce si è svolta – ed è stata registrata dallo sbirresco La Vardera – nei bagni dell’Ars, a Palazzo dei Normanni. Ma Galvagno, che certamente non mancherà l’appuntamento con i propri doveri, appartiene allo stesso partito di Auteri ed è un amico stretto, molto stretto, del Balilla. Ragione per cui non sarà facile per lui maneggiare una vicenda che, obiettivamente, dovrebbe spingerlo oltre il semplice e necessario rimprovero a un deputato rozzo, bullo e maleducato. Galvagno, se ne avesse il coraggio, dovrebbe cogliere questa occasione per sollevare la cosiddetta questione morale, ormai quasi del tutto scomparsa non solo dagli orizzonti del Turismo ma anche dagli orizzonti della Regione e, in particolar modo, da quelli di Palazzo d’Orleans. Ne avrà la forza? Gaetano Galvagno, al momento del suo insediamento al vertice dell’Ars è sembrato un giovane di belle speranze in grado di sfatare vecchie mitomanie della politica e di avviare metodi nuovi sia nella gestione del potere che nei rapporti tra i gruppi parlamentari.

Ma dopo due anni le belle speranze sono diventate pie illusioni: il giovane presidente dell’Ars non è riuscito a scavalcare i confini dell’appartenenza e non ha saputo trasformare l’Assemblea in un luogo di confronto – reale e produttivo – con il governo, arrogante e inconsistente, di Renato Schifani. Altro che questione morale. Le sole questioni che eccitano politicamente Galvagno sono quelle che riguardano i patrioti di Fratelli d’Italia, i capricci del Balilla e i “supremi voleri” di Ignazio La Russa. Il quale, manco a dirlo, dall’alto scranno del Senato protegge sia lui sia il viceré Schifani. E’ la politica, bellezza! In Sicilia tutto si tiene. E nulla si muove.