L’invincibile armata dei regionali

Tempo addietro il governatore, Nello Musumeci, aveva denunciato la burocrazia-lumaca della Regione siciliana

Come ne “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, non si è ancora capito chi guida la Regione: se l’onorevole Nello o il presidente Musumeci. L’ultima giravolta sui dirigenti lascia interdetti: da un lato non si fa nulla per impedire che circa 7 milioni in dotazione alla casse di Palazzo d’Orleans, già consumate abbastanza, finiscano nelle tasche della burocrazia, efficientissima e odiatissima al contempo; dall’altro si calca la mano sui permessi sindacali, che vanno ridotti e subito, uniformandoli ai livelli degli altri pubblici impieghi. Una mano lava l’altra.

In questi giorni che precedono la grande svolta di settembre, in cui la Regione tornerà a occuparsi del potenziamento della pianta organica – non bastano i 1.350 dirigenti, tanto meno i 15 mila dipendenti: partiranno i concorsi – è venuto fuori dalla Relazione sulla Performance 2018 approvata dalla giunta, che i dirigenti della Regione sono tutti bravissimi. Degli 898 profili valutati fin qui (solo 1 su 34 di prima fascia, ma il 72% del totale) emerge un dato chiaro e inconfutabile: oltre il 94% meritano un dieci in pagella. E, con esso, un sostanziale bonus legato alla produttività, che in alcuni casi sfiora le 6 mila euro di indennità suppletiva in busta paga. Secondo i calcoli del “Giornale di Sicilia”, la Sicilia pagherà circa 7 milioni di bonus ai suoi burocrati, che in tempi non sospetti erano stati equiparati a un “cancro”. Una relazione della Cgia di Mestre, risalente a al 2016, faceva notare come la burocrazia siciliana fosse la peggiore d’Italia e una delle peggiori d’Europa: possibile che le cose siano cambiate a tal punto e così in fretta?

Il Movimento 5 Stelle, che fa questo di mestiere, ha subito “bollato” la promozione come una vergogna: “Bravi, bravissimi, praticamente perfetti. Peccato che di tutta questa efficienza – ha scritto l’onorevole Giancarlo Cancelleri, vice-presidente dell’Ars – si accorga, puntualmente, solo l’ufficio paga della Regione, mentre di essa non c’è la più flebile traccia nell’operato degli apparati regionali, anzi. Questo – afferma il deputato – è l’ennesimo schiaffo a chi non arriva a fine mese, un assurdo malcostume che denunciamo da anni, senza che nulla sia mai cambiato, anche con il governo Musumeci che, come i precedenti, ha praticamente dato il via libera a giudizi fasulli che assolutamente nulla hanno a che fare con le performance effettivamente rese”.

Sul banco degli imputati è il sistema di valutazione – lo stesso negli ultimi dodici anni – che però, grazie a una novità introdotta a marzo dall’assessore alla Funzione Pubblica, Bernadette Grasso, cambierà a partire da gennaio 2020. Ma nello specifico non cambierà granché: l’Oiv, cioè l’organismo indipendente di valutazione, esprimerà un giudizio sugli apicali, che a loro volta si esprimeranno sui sottoposti (dirigenti di seconda e terza fascia). Non ci saranno torti all’interno degli stessi Dipartimenti. Far crollare il punteggio, infatti, significherebbe una sforbiciata ai bonus di ognuno. Cui prodest?

In questo bagno di ottimismo – che bello, abbiamo scoperto di avere i dirigenti più bravi – non va tralasciato il dato generale. La Regione Sicilia, secondo l’ultima rilevazione della Corte dei Conti, riferita a fine 2017, dispone di 1.350 dirigenti (rispetto ai 1.692 di due anni prima) che costano alle casse della Regione 115 milioni l’anno (escludendo le spese per il comparto). Ma la Corte ha anche fatto presente che “il numero dei dirigenti regionali siciliani è oltre un terzo (37%) di tutti i dirigenti” nazionali. E che in rapporto al dato astronomico dei dipendenti semplici – la scala è di 1 a 10 – risultano davvero troppi. Ben venga l’abbondanza, si direbbe. In una regione normale, però.

Altrimenti, lo stesso Musumeci, all’indomani dell’esondazione del fiume Mazaro a Mazara del Vallo, lo scorso ottobre, non avrebbe avuto motivo di affermare che “a volte penso che sia più facile in Sicilia sconfiggere la mafia che certa burocrazia”. Oppure, qualche settimana dopo, mentre si approvava il ddl sulla semplificazione amministrativa, non ci sarebbe stato bisogno di specificare che “l’obiettivo” è “accertare se esistano rallentamenti anomali nello stato di avanzamento delle pratiche. Un vero e proprio scossone alla burocrazia lumaca che, d’ora in poi, avrà i nomi e i volti dei suoi responsabili”. Ma il governatore, dichiarando guerra alla burocrazia ereditata da Crocetta, a novembre dello scorso anno era andato addirittura oltre, provocando le ire dei sindacati, quando disse che “ci sono dei funzionari regionali che si comportano da criminali. Io li manderei in galera”.

Funzionari, non dirigenti. E’ giusto mettere in chiaro. Ma di questa platea che noi chiamiamo dirigenti, la fetta più larga è costituita da funzionari direttivi, ex ottavo livello, diventati nel 2000, come per magia, “dirigenti di terza fascia” (esistono solo in Sicilia). Sono gli stessi che non potrebbero godere di incarichi dirigenziali e che, con un colpo di mano, circa un mesetto fa, il governo regionale ha provato a dirottare per il 50% in seconda fascia e senza alcun concorso. Pur avendo appurato da numerose sentenze (il commissario di Stato, il giudice del Lavoro, la Consulta) che non si può fare. E’ contro legge. La norma presente nel ddl Assunzioni, che poi era uno dei tanti “collegati” al collegato generale alla Finanziaria, è stata stralciata, con la promessa da parte dell’assessore Grasso di riparlarne a settembre in separata sede. Così come è stata cancellata dal testo definitivo, anche la possibilità di assumere 100 dirigenti esterni – l’8% della dotazione – per chiamata diretta (tecnicamente è una “procedura selettiva comparativa), facendo leva su una norma di carattere nazionale. I dirigenti sono e restano quelli.

Ci si continua a muovere, comunque, su binari strettissimi: la sottoscrizione di un accordo Stato-Regione fra il governo Renzi e il governo Crocetta, anni fa, evidenziò come la Sicilia dovesse adeguarsi alla norma nazionale che prevede una sola fascia dirigenziale, e si intimò la Regione a non procedere con promozioni automatiche o legate a concorsi per soli titoli (e senza esami) perché palesemente contrari ai precetti costituzionali. Ma che importa… Tiriamo a campare, poi si vedrà. Anzi, premiamoli.

Che, poi, sarebbe anche curioso risalire ai criteri di assegnazione del punteggio. Cancelleri un’idea ce l’ha e non la tiene per sé: “Anni fa una minuziosa indagine, curata dal nostro ex deputato Giorgio Ciaccio – afferma il deputato grillino – fece venire alla luce incredibili paradossi che, giustamente finirono alla ribalta dei media nazionali: tra le motivazioni che contribuivano a fare scattare i premi di produttività per i dirigenti c’era anche il semplice invio di mail, praticamene il minimo sindacale per chi lavora in ufficio, che però veniva remunerato a peso d’oro. Ciò accade ancora oggi? Possibile. Di certo nulla è cambiato: fenomeni erano i nostri dirigenti con Crocetta, fenomeni sono ancora con Musumeci, che continua ad avallare premi in parecchi casi immeritati”. Anche tenere a posto un archivio fa punteggio.

Mentre da un lato, ai dirigenti, arriverà un bonus in busta paga, dall’altro la Regione ha deciso di diminuire le ore di permesso di sindacale, che negli anni hanno già subito una sforbiciata netta: nel 2000 erano pari a trentacinque mila per ogni sindacato, oggi sono appena 4 mila per tutte le sigle. Nella delibera di giunta si danno direttive all’Aran Sicilia – l’agenzia per la rappresentanza negoziale della Regione – per riscrivere gli accordi fra la Regione e i sindacati, precisando che le alternative sono due: o ci sarà un accordo per la riduzione delle ore di permessi o l’Aran sarà autorizzata a quantificare senza accordo le nuove norme, applicando la normativa statale che dovrebbe portare a un’ulteriore riduzione delle ore. Diventare “normali” come nel resto del Paese? C’è già chi fa le barricate: “E’ sconfortante – dichiarano Marcello Minio e Dario Matranga, segretari generali del Cobas-Codir – vedere trattare le conquiste del mondo del lavoro come privilegi”. “Non si capisce – commenta Paolo Montera della Cisl Fp – perché in Sicilia la legge Madia sia stata applicata per la parte che riguarda i permessi e non per quella che riguarda i distacchi”. Proteste legittime. Quando non c’è nulla che funziona, nessuno ha voglia di dare l’esempio per primo.

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