Sfuggiva, sempre. Con abilità, ma soprattutto con quell’ingenuità mista a un’innocua scaltrezza, quasi infantili, che sempre gli restarono tutta una vita. Attento a non farsi sgamare. Paola, sua figlia, fino a poco tempo fa mi ricordò che ci mise anni ed anni per ammetterle che – forse… sì… ma non rammento… – aveva brigato con i suoi colleghi che insegnavano in Accademia affinché non la ammettessero ai corsi. Una volta la trappola decidemmo di tendergliela in tre. Anni ’80. Non può sfuggire, ci dicemmo, il Gran Bugiardo dovrà pur capitolare. E così lo accerchiammo, nella stanza del direttore, al giornale. Altro che intervista, un forum, a 360 gradi, s’era immaginato. Anselmo Calaciura, Arturo Grassi e io. Lo avevamo incontrato altre volte ma da soli. Stavolta, invece, lui a capo del grande tavolo di vetro, bicchieri da whisky sul vassoio d’argento, posaceneri intasati, noi intorno, per l’appunto, un registratore, solo per pochi momenti il fotografo e il segretario di redazione. I massimi sistemi del teatro (Calaciura) ma anche il versante che ribattezzammo (Grassi, in verità, ma io lo seguii) Bacco, Tabacco e Venere, quello più insolente, in una parola. Ne uscirono fuori due pagine, due lenzuolate a nove colonne allora, dove sì, d’accordo, si raccontò anche con dovizia di particolari, e pure con profondità di riflessione, ma sempre con quel quid che lo faceva attore, ipocrita in senso letterale, perdonabilissimo e ovviamente affascinantissimo bugiardo nel suo eloquio, nella sua affabulazione antiaccademicamente accademica – come era stata tutta la sua carriera, d’altronde. Più avanti, fu più scoperto, forse più vulnerabile, ma erano gli anni in cui una maturità intellettualmente, filosoficamente, esistenzialmente travagliata cedeva il passo a una vecchiezza che, seppure stanca, sembrava comunque (era pur sempre Lui) non arrendevole. Con la battuta pronta in ogni caso. Come alla fine dell’ultima intervista, quasi al congedo, per strada: «Dopo tanto bel dire, adesso bisogna ben mangiare». E trattoria fu.
Vittorio Gassman (a vent’anni dall’addio).