Il Bilancio non c’è ancora, l’attività parlamentare è bloccata. Come la spesa, d’altronde. Dalla scadenza dell’esercizio provvisorio, il 28 febbraio scorso, non può più effettuare pagamenti (tranne quelli indifferibili, previsti per legge). Siamo in gestione provvisoria. La macchina è rimasta ferma, senza benzina. Come se non bastasse, dall’aula in programma questo pomeriggio è scaturito un altro rinvio: la discussione generale sul Ddl Bilancio è slittata a domani in attesa che il governo risolva ulteriori problemi. “Le parole con le quali il presidente dell’Ars Miccichè ha rinviato il voto sul bilancio della Regione, ci preoccupano – spiega Lupo, capogruppo del Pd -. Ancora una volta il governo si muove con un’inquietante approssimazione, Musumeci dica subito e con chiarezza quali dubbi sono emersi sulla copertura dei capitoli di spesa”. Da palazzo d’Orleans è giunta una breve nota per chiarire che “al termine di una breve riunione tra il presidente della commissione bilancio dell’Assemblea regionale siciliana, Riccardo Savona e l’assessore all’Economia, Gaetano Armao, è stato concordata la mera rettifica di una disposizione riguardante una singola posta di bilancio che, peraltro, non comporta modificazione alcuna dei saldi. Nessun problema, quindi, sui documenti finanziari che erano e rimangono pronti per l’esame dell’aula”.
Una versione che non convince il Movimento 5 Stelle: “Poche idee e pure confuse, questo governo conferma di aver perso la bussola: siamo impantanati da giorni e ora cominciano ad essere a rischio persino gli stipendi. Siamo riusciti appena ad approvare il bilancio dell’Ars – dice il capogruppo Giovanni Di Caro -, ma il governo si è incartato sul bilancio di previsione della Regione ed ha rinviato ancora tutto. La Finanziaria slitterà sicuramente alla prossima settimana, mettendo seriamente in pericolo gli stipendi dei dipendenti regionali e della partecipate, anche perché è in arrivo una valanga di emendamenti aggiuntivi, probabilmente più di 2.000”.
I termini per gli emendamenti alla Finanziaria scadono oggi alla mezzanotte. Gli uffici dell’Ars hanno cercato di sbloccare l’impasse creata dal governo prima e dai partiti poi, che in commissione Bilancio hanno trasformato quella massa informe che è la Legge di Stabilità, in un groviglio inestricabile: ne facevano parte 300 articoli rispetto ai 72 partoriti dalla giunta. Micciché ha dovuto stralciarne alcuni: “Mi sono anche arrogato il diritto di far passare delle norme ordinamentali – ha chiarito il presidente dell’Assemblea – per evitare di mortificare il lavoro di un anno dei deputati. Non c’entrano molto con la Finanziaria, ma ho fatto un’eccezione, purché non rappresenti un precedente”.
Musumeci aveva previsto una manovra “sobria e snella”, ma s’è sbagliato. Non ha fatto i conti con gli appetiti degli onorevoli e con le vicissitudini che hanno accompagnato la sessione di bilancio: a partire dall’accordo Stato-Regione, che ha imposto una stretta sulla spesa corrente da 40 milioni (per il primo anno) e il blocco del turnover; passando per la mancata parifica della Corte dei Conti sul rendiconto 2019 che la giunta aveva ritirato in autotutela (dopo la segnalazione di un buco da 319 milioni, a causa di alcuni residui attivi non cancellati) e ha riproposto fuori tempo massimo, appena pochi giorni fa. La falsa partenza rischia di costare carissima: se la magistratura dovesse appurare un disavanzo superiore a quello già preventivato da Armao (nell’ordine dei 100 milioni) la manovra che faticosamente si sta cercando di allestire, dovrà essere stravolta. Lo ha confermato la presidente facente funzioni della sezione di Controllo della Corte dei Conti, Anna Luisa Carra: “Le norme prevedono che il rendiconto sia approvato per portare i saldi e i disavanzi. Ovviamente il legislatore può approvare quel che vuole approvare. Certo è che in mancanza di un rendiconto il disavanzo è presunto e quindi il bilancio di previsione del 2021 si fonda su dati che non hanno certezza”.
In questo regno dell’approssimazione, i siciliani hanno già perso la speranza. Questa Finanziaria rabberciata, per il prossimo anno, prevede pochissime misure di contrasto alla pandemia. E’ come se la Regione si fosse lasciata tutto alle spalle, mentre tantissime imprese, che dall’anno scorso non hanno visto un euro, rischiano di chiudere. Gli unici soldi appostati alla voce “ristori” sono i 2 milioni annunciati dal Movimento 5 Stelle per i settori wedding, ristorazione, abbigliamento e calzature fortemente colpiti dalla crisi (art. 105). A cui si aggiungono i 3 milioni del Partito Democratico, per garantire “un contributo a fondo perduto fino a 30 mila euro a impresa” e “sostenere le spese di canoni di locazioni ed utenze” al settore matrimoni (art. 106). Cinque milioni a valere sui fondi Poc. Ossia risorse extraregionali che – come ci insegna la manovra di guerra dello scorso – sono difficilissimi da ottenere a causa di lunghe ricognizioni e complessi iter burocratici fra Roma e Bruxelles. Nel rush finale, e con provvedimenti fotocopia, sono stati inseriti anche 5 milioni sotto forma di contributo straordinario per le imprese che gestiscono sale cinematografiche e imprese dello spettacolo (ad eccezione di quelli già beneficiari del Furs: il fondo unico per gli spettacoli); 2 milioni per esercenti di sale cinematografiche e attività fotografiche; e un milioncino per “le imprese operanti nel settore dell’intrattenimento e del pubblico spettacolo”.
Il resto della manovra, secondo i Cinque Stelle, è un “assalto alla diligenza”, “una legge omnibus imbarazzante”. In cui compaiono norme strambe. Nel mirino è finita la proposta di Michele Mancuso, deputato nisseno di Forza Italia, di riconoscere “come disciplina marziale e come metodo educativo il Koshido Budo”, vale a dire la via della ricerca dell’equilibrio, “come originario della Sicilia in quanto nato, sviluppato e divulgato nel territorio della Regione”. Una scuola di quest’arte marziale esiste a Serradifalco, comune di quasi 6 mila abitanti, in provincia di Caltanissetta. L’articolo, comunque, non prevede impegno di spesa. “Questo governo – afferma Di Caro, capogruppo grillino – si conferma l’esecutivo dei ritardi. Le uniche note di rilievo di una Finanziaria completamente vuota, senza ristori e senza prospettive, sono la norma sul karate e il tentativo di saccheggiare il fondo per i disabili. Speriamo che almeno quest’ultima sia stata espunta dal testo. Ci sono le premesse che si riesca a finanziare la stabilizzazione degli Asu senza penalizzare questi soggetti fragili. Su questo saremo inamovibili: Se occorre presenteremo un emendamento ad hoc in aula”.
L’orientamento della maggioranza era quello di sforbiciare 5 milioni dal fondo disabilità (e altri 10 dal fondo Enti locali) per garantirsi i 15 milioni necessari a portare gli Asu, precari da vent’anni, a diciotto ore settimanali. Alla fine, però, si è deciso di impegnare 10 milioni sull’esercizio in corso, e 54 l’anno nei prossimi due. Il capogruppo del Pd Giuseppe Lupo, invece, ha spiegato che “sono stati quasi azzerati i finanziamenti per il contrasto e la prevenzione della violenza di genere previsti dalla legge regionale n. 3 del 2012. La giunta Musumeci sembra non voler garantire stabilità finanziaria ai centri antiviolenza che in questi anni hanno garantito un servizio essenziale per la tutela delle donne. Ripresenteremo in aula l’emendamento che non è stato approvato in commissione per aumentare la dotazione finanziaria a favore dei Centri antiviolenza e ci auguriamo che possa essere approvato all’unanimità”. Balla anche un fondo da 10 milioni per i lavoratori stagionali.
Smaltita la coda degli emendamenti approvati in secondo commissione, saranno riaperti i termini per le modifiche da discutere a Sala d’Ercole. Fra gli articoli che compongono il testo in fieri, ce n’è uno che mette a disposizione dell’assessore ai Beni culturali, Alberto Samonà, un fondo da due milioni di euro per nominare esperti del patrimonio culturale (fino a 40 mila euro di compenso). E poi la classica “tabella H”, coi soliti contributi a pioggia: 400 mila alla fondazione Taormina Arte; 250 mila a Remesa (la Rete Mediterranea per la Salute degli Animali), “al fine di adottare politiche di prevenzione dei rischi epidemici dovuti all’emergere di patologie animali e zoonotiche provenienti” dal Nordafrica; 130 mila euro, su proposta dell’onorevole Lo Curto (Udc), saranno destinati alle Ipab di Marsala; 50 mila euro al Cral Trinacria per la gestione del “lido della Regione siciliana” a Isola delle Femmine; 20 mila euro per la rassegna Cinema City nei quartieri di Palermo. E via discorrendo.
In mezzo a queste norme di spesa, però, svettano i tagli. Come quello imposto agli ex dipendenti regionali che percepiscono una pensione superiore a 3.500 euro: il contributo di solidarietà (da 28 a 144 euro mensili) produrrà un risparmio annuo di quasi 4 milioni. Eppure, nonostante siano risparmiate le fasce più basse, qualcuno della maggioranza resiste: “Quello pensionistico è un diritto legittimo che non può essere in alcun modo offeso e scardinato da provvedimenti incostituzionali. Per questa ragione – spiegano i leghisti Figuccia e Ragusa – ci batteremo per impedire che in aula questo scempio che continua a serpeggiare nel testo della manovra”. La partita è appena cominciata. Si divertono tutti, tranne chi aspetta un segnale fuori dal palazzo.