Era il 10 marzo di quest’anno, quando il Boeing 737 su viaggiava Sebastiano Tusa si è schiantato nei pressi di Addis Abeba. Per i 157 a bordo non ci fu nulla da fare. La Sicilia perse in modo tragico il suo assessore ai Beni Culturali. Nelle prossime ore i resti di Tusa e degli altri passeggeri torneranno in Italia. In queste settimane non si sono appurate responsabilità da parte dei piloti: secondo il contenuto della scatola aerea del velivolo, avrebbero seguito perfettamente le procedure, ma hanno ceduto all’inerzia del software anti-stallo, che ha fatto andare l’aereo in picchiata sei minuti dopo il decollo. Il Boeing avrebbe dovuto portare Tusa a Nairobi, in Kenya, dove era in programma una conferenza dell’Unesco. L’archeologo non c’è mai arrivato e ha lasciato sguarnito anche il suo prezioso incarico alla Regione siciliana. Da quel giorno, infatti, il governatore Nello Musumeci ha tenuto per sé l’interim e ha cercato di portare avanti, fra mille difficoltà, i progetti di Tusa. Tutti i papabili sostituti, dalla sovrintendente di Catania Rosalba Panvini, alla moglie Patrizia Li Vigni (finita alla Sovrintedenza del Mare), fin qui si sono rivelati semplici rumors.
Enrico Ciuni
in Il sabato del villaggio
L’impossibile eredità di Sebastiano Tusa
nello musumecisebastiano tusa
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