Tra le mille scartoffie del Turismo, Renato Schifani si sarà perso la pratica relativa all’Orchestra Sinfonica siciliana. L’unico sussulto arrivò alla vigilia di Capodanno, quando gli orchestrali annunciarono un picchetto prima del concerto del Politeama: “Assumo l’impegno di cercare soluzioni possibili, compatibilmente con le norme e con le risorse esistenti”, disse il presidente della Regione. Che poi, per le foto di rito, lasciò la scena ai maggiori artefici del declino: c’erano l’assessore al Turismo dell’epoca, Francesco Scarpinato, il sovrintendente Francesco Di Mauro e soprattutto il supercommissario Nicola Tarantino. Che è anche il dirigente della Sicilia Film Commission: è stato lui – piccolo inciso – che ha posto il sigillo sul decreto di affidamento diretto alla Absolute Blue per la realizzazione di una supermostra fotografica a Cannes: 3,7 milioni di euro senza bando.
Di Sinfonica non si è parlato per settimane, finché i sindacati uniti hanno proclamato uno sciopero vero e proprio, che questo weekend ha fatto sfumare due concerti: avrebbe dovuto dirigerli Gianna Fratta, l’attuale direttore artistico (“Sporadiche le sue presenze a Palermo che non fossero legate alla sua direzione”, si lamentano i sindacati). A Schifani, che ha avuto altri grilli per la testa, sarà giunta quasi certamente l’ultima nota di Slc Cgil, Fistel Cisl, Uilcom Uil e Fials Cisalin cui vengono richieste a gran voce le dimissioni dei vertici, comprese quelle di Tarantino, cui l’ex assessore Manlio Messina ha affidato i superpoteri all’indomani dello sfaldamento del Consiglio d’Amministrazione.
Nei confronti dell’ex ufficiale della Guardia di Finanza volano parole grossissime: Tarantino si sarebbe sottratto, “come non fosse di sua competenza, dal ruolo politico che di fatto rappresentava, non creando nessuna premessa” per la “trasformazione dei contratti per i professori d’orchestra da anni scritturati e alla possibilità di aprire ai concorsi”. Un problema avvertito come enorme da parte della Foss, dato che “ormai solo quasi la metà del personale dipendente” è stabilizzato. “L’unica preoccupazione per il riassetto funzionale della Fondazione è stato dimostrato da parte Sua solo nei confronti del riordino dell’assetto amministrativo e solo riferito a certe figure e a certi dipendenti”. Un altro commissario, forse, ne avrebbe tratto le conseguenze dimettendosi. O magari, da parte del presidente della Regione, o chi per lui, sarebbe potuta/dovuta partire una telefonata per vederci chiaro, e comprendere più a fondo mal di pancia e motivi dello sciopero. Invece i sindacati lamentano che “nessuna risposta è pervenuta”: né da parte del commissario, né del presidente.
L’assessore invece è cambiato: da qualche giorno deleghe e competenze sono passate nelle mani di Elvira Amata, reduce dall’esperienza ai Beni culturali e all’Identità siciliana. Un’altra esponente di Fratelli d’Italia, cioè il partito che in maniera indefessa, ormai da quasi sei anni, gestisce senza pietà le carte e le spese del Turismo (e degli spettacoli, e delle istituzioni liriche come la Sinfonica). Che sia la volta buona per un’inversione di rotta? Tarantino nel frattempo se ne lava le mani: “Sono in scadenza, credo che il dossier sia sul tavolo della Regione alla quale spetta la nomina dei nuovi vertici”, ha detto a Repubblica.
Il commissario straordinario della FOSS, però, durante il suo interregno col Balilla, si sarebbe macchiato di un altro peccato che nessuno, dalle parti del Politeama, è disposto a perdonargli: cioè la nomina del sovrintendente Francesco Di Mauro, giunta dopo le dimissioni di Giandomenico Vaccari, che avrebbe garantito al diretto interessato un avanzamento di carriera sospetto. All’epoca ebbe da ridire il commissario di Forza Italia, Gianfranco Miccichè, che tacciò il governo di “estremismo etneo” (anche Di Mauro è catanese come l’assessore Messina). Ma sono i sindacati, strappando il velo delle accuse indicibili, a rincarare la dose: “E’ passato da coordinatore dell’area artistica, a capo area artistico, figura che non ci risulta esistere in nessuna Fondazione lirico-sinfonica, a Sovrintendente, con un compenso significativo di 85 mila euro l’anno. Tale nomina – sostengono le varie sigle – è avvenuta in contrasto con la legge regionale 28/05/2022, risulta altresì in conflitto con quanto previsto dal vigente CCNL che prevede che l’aspettativa possa essere concessa al lavoratore solo per ‘gravi motivi privati’”.
Tarantino, personalità di spicco di questo sottogoverno, ha assorbito con pazienza le accuse dei sindacati e di parte della politica, che negli anni – specie nel corso della legislatura Musumeci – ha preteso audizioni (in commissione) e atti ispettivi (al Politeama) senza giungere a nulla. Non un’ammissione di responsabilità, tanto meno un passo indietro. Il commissario, ritenuto persona capace e integerrima, è anche la punta di diamante dell’assessorato al Turismo in materia di cinema, avendo incentivato a suon di milioni l’arrivo di set e produttori nell’Isola.
Ma è anche l’ariete di un partito che in questi anni ha messo in piedi un monopolio – da Palermo e Roma, passando per numerose regioni intermedie – senza cedere un millimetro di potere e di prestigio; di vetrine e di passerelle; di stanziamenti e clientele. Finendo per schiantarsi sul muro degli scandali, quando, come a Cannes, si era deciso (all’insaputa di Schifani) di affidare a una società lussemburghese una mostra fotografica su “Women and Cinema”, senza valutare la regolarità delle procedure, tanto meno l’impatto che un simile investimento avrebbe avuto sui flussi del turismo. Senza, soprattutto, preservare l’immagine pubblica della Regione. Acqua passata, si dirà. E invece no: tutti i protagonisti di questa disavventura sono lì, e collezionano altri sprechi e altri danni.