Al partito di Giorgia Meloni non mancano certamente i campioni – o i gladiatori – da mandare nei talk-show. C’è Guido Crosetto, uomo colto e di grande sensibilità politica, e c’è anche Daniela Santanché, una polemista di prim’ordine. Ci sono brillanti intellettuali d’area, come il giornalista Alessandro Giuli, e personaggi che vantano, come Giulio Tremonti o Marcello Pera, un prestigio internazionale. Ma l’altra sera Veronica Gentili ha invitato come ospite a Controcorrente, su Rete 4, un perfetto sconosciuto, tale Manlio Messina da Catania. “Come si chiama il signore di Fratelli d’Italia che ha appena parlato?”, ha chiesto a un certo punto Barbara Lezzi, ex ministro per il Mezzogiorno ed ex Cinque Stelle, presente anche lei al tavolo polifonico della Gentili.
Rispondiamo noi alla domanda della Lezzi. Manlio Messina è il Balilla che, da assessore regionale al Turismo e allo Spettacolo, ha alluvionato le televisioni di Mediaset con milioni e milioni di pubblicità. Lo ha fatto con la banalissima scusa di valorizzare e propagandare l’immagine della Sicilia, bella e ospitale. Ed ha utilizzato un giro vorticoso di soldi che il governo presieduto da Nello Musumeci avrebbe potuto impiegare per rendere percorribili quelle strade-trazzere che purtroppo rappresentano il più grave e insormontabile ostacolo allo sviluppo turistico dell’Isola. Ma tant’è.
Il Balilla ha conquistato il vertice dell’assessorato al Turismo dopo la defenestrazione, per mano delle faccette nere catanesi, di Sandro Pappalardo. Che era, a giudizio unanime di tutti gli ex colleghi di giunta, una persona per bene ma anche un assessore mal sopportato dalle avide lobby di “stampa e comunicazione” che da sempre utilizzano le campagne pubblicitarie del Turismo come un promettente terreno di caccia e di stratosferici guadagni.
A differenza del cauto e sobrio Pappalardo, il Balilla ha inaugurato una nuova stagione: quella delle spese facili, abbondanti e anche allegre. In assessorato lo chiamano il “Cavaliere del Suca”, ricordando l’elegante bisillabo con il quale lui è solito rispondere a chi lo contesta. Ma a Palazzo d’Orleans o all’Assemblea regionale preferiscono definirlo con un soprannome ancora più appropriato: “Mister Spendi e spandi”. E per avvalorare la diceria citano i tredici milioni dati all’editore del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport per portare in Sicilia alcune tappe del Giro d’Italia che hanno visto solo pochi intimi; o i due milioni spesi per allestire una mostra fotografica sulla Sicilia alla Croisette durante il Festival del Cinema di Cannes: tappeto rosso e champagne.
Gare, bandi, appalti, licitazioni private. Ma soprattutto spendere, spendere, spendere. L’editore Cairo e la famiglia Berlusconi gli saranno grati per sempre: non avevano mai ricevuto tante attenzioni da nessun altro assessore della Sicilia. Ieri sera Veronica Gentili – regalandogli uno strapuntino di visibilità al tavolo del talk-show e sfidando non senza imbarazzo lo stupore della Lezzi e degli altri ospiti – ha voluto probabilmente manifestare un segno di riconoscenza. A nome suo personale ma anche dell’azienda che in questi due anni, con i soldi dei siciliani stornati dal Balilla a Cologno Monzese, ha ben lucidato i propri bilanci.