Nella città del drink & food, c’è anche il book che tira. «Una Marina di libri» sta a testimoniarlo. E’ una festa più che un festival, è una rassegna più che una fiera e se riuscirà a non perdere questi connotati che la fanno colta ma anche leggera, educativa ma non pedante, divulgativa ma non troppo commerciale (certo, i libri bisogna pur venderli) – se riuscirà a non farsi inghiottire dalla solita grandeur di cui Palermo è ammalata, se saprà resistere al virus dell’eventismo di cui qui s’ammanta perfino un torneo di Monopoli, avrà svolto bene il suo compito.
Grazie a questa sua natura è riuscita ad arrivare alla decima edizione che inaugura oggi all’Orto Botanico dove resterà fino a domenica prossima. Stand di varie case editrici, dalle più blasonate a quelle medie e piccole che sopravvivono tra sacrifici enormi, con un occhio di riguardo all’editoria isolana (e Isola/Isole è giusto il titolo di questo compleanno tondo e sta ad indicare che si punta soprattutto su temi che la Sicilia hanno per oggetto), con uno sguardo anche alle librerie che tutto l’anno arrancano tra scelte di qualità editoriale e il marchandise che va dalle agendine alle penne («pur di non licenziare ho cominciato a commercializzare anche le lavagne multimediali per le scuole», mi ha confessato un piccolo, storico editore un paio d’anni fa).
Insomma, un mondo in difficoltà ma in fermento, questo di cui si fa palcoscenico «Una Marina di libri» (organizzato dal Consorzio Piazza Marina, dall’editore Navarra cui s’è poi aggiunto Sellerio) se si pensa che i visitatori l’anno scorso sono stati 27 mila in 4 giorni (3 euro il biglietto così come in quest’edizione), 2 mila in più dell’anno precedente, e che i volumi venduti sono stati 15 mila, 3 mila in più di quanto ne fossero stati acquistati nel 2017.
Fatta la tara allo «struscio» lungo i viali dell’Orto Botanico e al presenzialismo, ché quello sempre gioca il suo ruolo, l’interesse c’è, quello vero, quello autentico verso la carta stampata, l’odore dei fogli, il piacere della rilegatura, il cartoncino delle copertine, declinato nelle specifiche passioni verso tutto il leggibile (dal romanzo alle biografie, dalla scienza alla tecnologia, dalla saggistica alle arti). Si guarda, si sfoglia, ci si informa. Appuntamenti a rotazione quasi continua, che dall’ambito editoriale-librario spaziano verso altri interessi, dal tardo pomeriggio a sera tarda: presentazioni veloci (un’ora, di solito), dibattiti altrettanto svelti, interviste ad autori ed editori si susseguono nei vari angoli del giardino storico di via Lincoln. Più qualche jam session teatral-musicale.
Dirige Piero Melati, giornalista curioso e non paludato, scuola L’Ora a Palermo e poi giro d’Italia per la Repubblica, che è particolarmente fiero, quest’anno, di alcune partecipazioni eccellenti (da Bellocchio ad Andò, a Damilano), della collaborazione con i quotidiani cittadini per parlare dei molteplici aspetti della Palermo di oggi, dei numerosi incontri tra personaggi diversi e spesso distanti, non ultimo, anche se piazzato per conclusivo, quello tra il sindaco Leoluca Orlando e il regista Franco Maresco, i due specchi della città, quello semper felix dell’ottimismo e quello incarognito della disillusione, quello del “va” e quello del “non va”, nel forse titanico tentativo, se non di un accordo, di una sintesi purchessia.