“Oggi proponiamo una soluzione europea per ricostruire la fiducia tra Stati membri e per ripristinare la fiducia dei cittadini nella nostra capacità di gestire come Unione”. Così la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, sul nuovo Patto su asilo e migrazione, presentato dal vicepresidente Margaritis Schinas e dalla commissaria Ue, Ylva Johansson. “L’Ue ha già dato prova in altri settori della sua capacità di fare passi straordinari per conciliare prospettive divergenti – afferma -. Ora è tempo di alzare la sfida per gestire la migrazione in modo congiunto, col giusto equilibrio tra solidarietà e responsabilità”.
Il regolamento di Dublino pone tutta la responsabilità per il migrante entrato illegalmente nell’Ue sul Paese di primo ingresso, salvo alcuni casi, e presenta “scappatoie che permettono ai migranti di fuggire e andare a chiedere asilo nello Stato di sua scelta. Questa proposta chiude le scappatoie e introduce modifiche che consentono una distribuzione più giusta della responsabilità”, hanno spiegato Schinas e Johansson presentando il nuovo Patto su migrazione e asilo. Citando esempi di alleggerimento della responsabilità, Johansson spiega: “Se il migrante ha già un parente nell’Ue, il Paese in cui risiede il congiunto sarà responsabile anche per il nuovo arrivato. Se il migrante in precedenza ha lavorato o studiato in uno Stato diverso dal primo ingresso, quel Paese sarà responsabile”.
“Tutti gli Stati Ue dovranno mostrare solidarietà verso i Paesi sotto pressione: potranno farlo o con i ricollocamenti, o con i rimpatri sponsorizzati. Sono queste le due componenti fondamentali del meccanismo di solidarietà obbligatorio”, hanno sottolineato i commissari. Con “i rimpatri sponsorizzati gli Stati dovranno rimpatriare – entro otto mesi – una quota di migranti dal Paese di primo ingresso. Se entro otto mesi non saranno effettuati tutti i rimpatri, lo Stato partner accoglierà sul suo territorio quanti restano da allontanare”. Il meccanismo permette contributi anche col rafforzamento delle capacità, come ad esempio la costruzione di centri di accoglienza.
“Il meccanismo di solidarietà, con i ricollocamenti ed i rimpatri sponsorizzati, scatterà in modo automatico per i migranti che vengono salvati in mare. Ma anche il Paese di sbarco ne dovrà accogliere una parte”, hanno proseguito. Inoltre, “non ci saranno più soluzioni ad hoc” ad ogni sbarco, perché ci saranno indicazioni precise e prefissate, sulla base della valutazione della Commissione europea.
Per Musumeci non è abbastanza. Sui flussi migratori “il governo si è assunto impegni che non ha mantenuto” e l’Europa mostra di essere “cinica e indifferente”. Lo ha detto il presidente della Regione Siciliana. Stiamo vivendo in “una sorta di torre di babele in cui la maggioranza è frammentata e sfilacciata” e “i siciliani continuano a pagare gli effetti di una politica improvvisata e superficiale da parte del governo”, ha aggiunto. “Con queste norme e questo metodo si produce paura e insicurezza – ha detto il Governatore -. Mentre da Bruxelles arrivano indicazioni in 4 minuti su un tema che richiede un grande approfondimento”. Sulla chiusura degli hotspot “sono fermo alle mie posizioni”, “ho il compito di tutelare la salute di chi si trova in Sicilia”, ha continuato Musumeci. “Come facciamo a dire ai siciliani di essere cauti contro il covid”, “mentre all’interno di ‘contenitorì statali i migranti vengono ammassati come se scendessero da carri bestiame? Lo Stato è fuorilegge. Abbiamo il dovere di usare un solo peso e una sola misura. Il diritto alla salute vale allo stesso modo per tutti. Gli hotspot in Sicilia sono da chiudere”, ha aggiunto il Governatore.