Vabbè, la buona notizia è che, almeno per ora, non c’è più l’allarme democratico, il fascismo che avanza, e nemmeno il rischio che venga cacciato Mattarella. A rallegrare la campagna più noiosa di sempre – succede così, quando la campagna elettorale dura tutto l’anno, quando arriva quella vera, c’è l’effetto deja vu – è tornata la sit com “Sandra e Vianello”, già vista ad Atreju, alla Luiss, in svariate occasioni. Pericolo sventato, che poi Sandra sia più simpatica di Raimondo è un rischio accettabile, ma a lei fa gioco perché lo schema bipolare la sdogana, lui cerca una polarizzazione da voto utile.
L’ultima puntata, in onda su Corriere tv, racconta, più che di un duello tra Enrico Letta e Giorgia Meloni, di un duetto civile (in fondo, meglio così), senza pathos, tensione, picchi polemici, aggressività, ben diverso, per dirne una, da quello che vide come protagonista lo stesso Letta contro Marine Le Pen, alla vigilia delle presidenziali francesi. Il problema non è tanto su chi ha vinto e chi ha perso: l’uno più a suo agio sull’Europa (Orban, Pnrr, eccetera), l’altra abile nel presentarsi come la novità rispetto agli ultimi dieci anni di governi non espressione della volontà popolare, l’uno incalza sul blocco navale inattuabile, lei se la cava bene parlando più alla pancia del paese, entrambi in difficoltà sulle contraddizioni presenti in entrambi gli schieramenti perché su Ucraina e scostamento l’uno ha Fratoianni, l’altra Salvini. Continua su Huffington Post