Ormai in Sicilia non ci si occupa più nemmeno delle emergenze. Quella dei rifiuti – culminata con la chiusura della discarica di Lentini decisa da un Gip nell’arco di 24 ore – non può essere definita tale: perché ormai da anni, di questi tempi, ci si interroga sulla tenuta dell’Isola di fronte alle discariche sature e non si riesce a sopperire con impianti green e all’avanguardia che consentano di smaltire la parte indifferenziata, trasformandola in risorsa. Macché. Al massimo si tira fuori la storiella dei termovalorizzatori (un’incompiuta alla pari del Ponte) per ridare vitalità a una narrazione stanca e patetica. O qualche stratagemma illusorio: sembra che l’ultima ordinanza di Schifani, per andare a conferire la monnezza altrove, abbia la pretesa di salvare il sistema: invece – semplicemente – rinvierà il caos di qualche settimana e nulla più.
Ma d’altronde non si possono chiedere i miracoli alla nostra classe politica, né al governo che faticosamente, da due anni, lavora notte e giorno sulle riforme… Ovviamente è una battuta. Renato Schifani le riforme non riesce neppure a prometterle (i Forestali sono su tutte le furie perché da quando non c’è l’assessore all’Agricoltura si è sfaldata pure la speranza). Il problema è che si trascurano anche le emergenze. Oltre ai rifiuti – le associazioni ambientaliste e il M5s hanno chiesto la revoca dei poteri da commissario al presidente della Regione – non si è fatto nulla nemmeno per la sanità. Anzi, hanno addotto al voto europeo per posticipare le nomine dei direttori generali delle Asp, che hanno visto la luce soltanto la scorsa settimana. Sono rimasti in bilico per mesi, in attesa che una pavida commissione dell’Assemblea regionale si pronunciasse sulle competenze e sul casellario giudiziale di ognuno di essi; e che il governo correggesse il tiro rispetto alla scelta precipitosa di alcuni manager, che non riuscirebbero a risolvere neppure un rebus sulla Settimana Enigmistica, e che invece finiranno per occupare le poltrone più ambite.
Ovviamente, senza risolvere nulla: non ridurranno le liste d’attesa, né riusciranno a velocizzare l’iter per completare il cronoprogramma degli investimenti previsti dal Pnrr. Non riusciranno neppure a fermare la fuga di medici e infermieri, ma dovranno sottostare al capriccio di un presidente che ha inserito nel contratto di ognuno una clausola per revocarli già dopo un anno dall’insediamento (dopo averci messo dieci mesi a nominarli). Questi manager, con un contratto da 150 mila euro l’anno, dovranno rendere conto a un assessore che non ha risolto una sola emergenza e che, peraltro, non riusciva neppure a rispondere alle interrogazioni dei deputati di opposizione in aula, all’Ars. Imbarazzante. Eppure, è ancora lì, che inaugura il primo ospedale di comunità e gode del supporto incondizionato del presidente: Schifani preferisce dotarsi di collaboratori deboli per continuare a governare tutto lui. E’ questo il motivo per cui tiene la Volo alla Sanità, ed è anche questo il motivo perché fra i papabili successori – in caso di rimpasto – potrebbe esserci la Chinnici (oltre a Tamajo, il che imporrebbe un cambio di rotta “rischioso”).
Ma nel frattempo le emergenze proseguono, e anche sulla siccità sono stati denunciati – di recente – sprechi atavici. Circa 3,5 miliardi e mezzo di cui la Regione avrebbe beneficiato negli ultimi vent’anni, senza sapere che farne. Tutti sappiamo che in estate, dalle nostre parti, fa caldino. Eppure siamo arrivati alla crisi più drammatica “degli ultimi cinquant’anni” per prendere atto che le dighe non funzionano, che gli invasi sono pieni di detriti, che non esistono impianti di sollevamento, né dissalatori, né autobotti per dare sollievo a residenti e turisti. L’insopportabile razionamento idrico imposto in alcune province, come ad Agrigento, è il fallimento della classe politica. Che non riesce neppure a riscattarsi di fronte al grido disperato di agricoltori e allevatori: oltre due mesi fa è stata istituita una Cabina di regia che aveva il compito di consegnare a Roma la lista della spesa per sopperire alla crisi. Il riconoscimento dell’emergenza nazionale ci è fruttata, però, le briciole: appena venti milioni. La Regione, con una serie di norme spot (comprese i voucher per l’acquisto del foraggio), ha provato ad aggiungere qualcosina, ma il quadro rimane impietoso.
Cos’altro deve succedere per darsi una svegliata? Anche in questo caso, però, la politica è aggrovigliata su se stessa e ha trovato un altro motivo indegno per rinviare ogni questione: cioè il rimpasto. Prima era la campagna elettorale per le Europee e le Amministrative, che aveva creato un “tappo” rispetto a qualsiasi iniziativa in divenire; ora è il cambio di assessori e deleghe, sulla scorta dei risultati ottenuti l’8 e il 9 giugno, a comportare una nuova paralisi. L’analisi del voto non si è ancora completata e per molti partiti, come nel caso di Forza Italia, andrà avanti fino alla prima settimana di luglio. Poi verranno proclamati gli europarlamentari e, dopo i dovuti calcoli e compensazioni, i partiti potranno scegliere chi far salire sulla giostra. Il resto è rumore di sottofondo.
Gli agricoltori potranno perdere ettari di coltivazioni, gli allevatori decine di capi di bestiame; la monnezza potrà invadere le nostre strade, e gli incendi continuare a divampare (non c’è chi li spegne); i Pronto soccorso rimanere affollati, e i turisti scappare per i numerosi disagi registrati. Ma nessuno avrà il coraggio di proporre delle soluzioni immediate, osando; mettendo la Sicilia e i siciliani davanti al resto; traducendo le promesse della campagna elettorale in atti concreti. L’importante è continuare a non decidere e a non governare, ma celebrare soltanto i propri riti. Più che un governo, ci si è ridotti a un sottogoverno: dove si decidono nomi e si imbastiscono trame. Il resto, forse, verrà.
Rifiuti, l’ultima ordinanza di Schifani
Nuova ordinanza del presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, per consentire il conferimento dei rifiuti nell’impianto Tmb di Lentini, in provincia di Siracusa, già da oggi (martedì). Dopo il sopralluogo di Arpa Sicilia in contrada Coda volpe, nel pomeriggio si è tenuto un vertice sull’emergenza rifiuti in prefettura a Catania al quale hanno partecipato l’assessore regionale all’Energia, Roberto Di Mauro, il prefetto Maria Carmela Librizzi, il sindaco Enrico Trantino, il capo di gabinetto del presidente della Regione Siciliana, Salvatore Sammartano e gli amministratori giudiziari della Sicula Trasporti.
Una riunione che si è resa necessaria perché la Sicula Trasporti ha comunicato stamattina l’impossibilità di poter stoccare il materiale di “sottovaglio biostabilizzato (EER 190501)” per evitare infiltrazioni di particolato nel terreno. Con il nuovo provvedimento, il presidente della Regione ha, pertanto, disposto, con esclusivo riferimento a questa tipologia di rifiuti, di provvedere allo svuotamento delle biocelle entro otto giorni e il loro trasferimento presso impianti di recupero energetico individuati dalla stessa società. Restano invariate le disposizioni della precedente ordinanza.