Se non è amore, poco ci manca. I siciliani strizzano l’occhio alla Lega. Lo confermano i sondaggi, dove il Carroccio oscilla fra il 15 e il 17%, così come il primo turno delle Amministrative che ha mandato due candidati al ballottaggio (Spata a Gela e Randazzo a Mazara del Vallo). Ma non è tutto oro quel che luccica. Il partito, negli ultimi giorni, è stato corroso dall’intromissione della vecchia politica. E, nello specifico, di quel Francantonio Genovese, ex segretario regionale del Pd e attuale esponente di Forza Italia, che ha una condanna in primo grado alle spalle (per gli scandali della Formazione professionale) e un figlio, il 21enne Luigi, in Assemblea regionale. Si dice stia tentando la scalata al partito e che il fianco gliel’abbia prestato la candidatura di Angelo Attaguile alle Europee. L’ex deputato di “Noi con Salvini”, il gruppo che ha anticipato la discesa ufficiale di Alberto da Giussano anche nell’Isola, di cui Attaguile è stato coordinatore nazionale, ha superato in volata Fabio Cantarella e ha avuto le chiavi da Salvini per scardinare il salvadanaio di voti della Sicilia Orientale.
Attaguile al posto di Cantarella è la sintesi di un messaggio chiaro: il peso elettorale garantito da un decano supera di gran lunga le prospettive di “nuovo” e di “trasparenza” che il Carroccio aveva impresso alla sua giovane struttura. Creata dal commissario Stefano Candiani, il meno terùn di tutti, e dai suoi luogotenenti: Cantarella da un lato e Igor Gelarda, il poliziotto reduce dal grillismo, dall’altra. E’ come se i buoni propositi, professati in tutte le salse, si fossero incagliati sul voto alle Europee. Bisogna garantire i numeri e si sa che quelli di Genovese, ancor prima di Attaguile, potrebbero risultare decisivi. Una tesi bislacca che rischia di mandare in pappa il cervello di chi crede che la Lega, più e meglio dei Cinque Stelle, rappresenti il cambiamento.
Nel Carroccio siciliano, da un mese a questa parte, si sono delineate due anime: da un lato quella garibaldina di Gelarda e Cantarella, dall’altra quella dell’ancient regime, rappresentata da Attaguile e Alessandro Pagano, ex alfaniano. E non è raro individuare momenti di tensione riconducibili e questa doppia dimensione: l’altro giorno a Ragusa, Igor Gelarda ha incontrato dei simpatizzanti assieme al coordinatore provinciale del Carroccio, Gabriele Amore. Il quale, su Facebook e qualche ora dopo, ha segnalato delle anomalie: “A seguito del mio incontro a Ragusa con il candidato Igor Gelarda, alcuni partecipanti sono stati raggiunti da telefonate di minaccia cui hanno fatto seguito anche lettere di espulsione dal partito. Un candidato può non piacere, e a discrezione dell’elettore può non essere votato. Le pressioni, che mi sento di definire di stampo mafioso, sono invece gravi ingerenze nella vita democratica del paese”. Lo stesso episodio si era verificato qualche giorno prima a San Cataldo.
Gelarda, si è dato una spiegazione a seguito di queste minacce?
“Sì. Questi gesti provengono da persone che col partito non c’entrano niente: o perché non ricoprono alcun incarico al suo interno, o perché non hanno capito nulla di come funziona la Lega. Sono atti meschini, che non hanno alcun valore e di cui è stata già informata la Polizia. L’unico che può decidere di espellere o di comminare sanzioni disciplinari è il senatore, e commissario della Lega in Sicilia, Stefano Candiani”.
Ma anche lui sembrava avere le ore contate. Francesco Bruzzone, senatore ligure, era già pronto a prenderne il posto. E lo stesso Attaguile, con un post su Facebook, aveva augurato buon lavoro al nuovo commissario. Ci spiega che sta succedendo?
“Candiani non solo è il commissario della Lega in Sicilia, ma è la persona che noi stiamo seguendo con entusiasmo e affetto perché ha dato un segnale forte della rinascita del Carroccio nell’Isola, indicando una strada pulita, senza imbarcare i fossili del Mesozoico. E’ una persona a cui teniamo molto anche da un punto di vista umano. Il partito l’ha ribadito in una nota”.
Ammetterà che dall’esclusione di Cantarella è successo qualcosa di strano. Ad esempio una battaglia generazionale, che vede impegnati da un lato lei e l’assessore catanese, dall’altro politici che non sono di primo pelo, come Pagano e Attaguile.
“All’interno della Lega di questo non si discute. Ma appare altrettanto evidente che, all’esterno, ci siano personaggi che vogliono dare un appoggio: non sono i benvenuti e non lo saranno mai. La Lega per noi è l’ultima e unica speranza per la rinascita del territorio. Se costruiamo questo teorema, esso deve presupporre necessariamente che tutti quelli che hanno contribuito a distruggere l’Isola, a questo sogno non debbano partecipare”.
A chi si riferisce?
“Parlo di Genovese, di Miccichè, dei cuffariani della peggior specie e di tutti quelli che non hanno mosso un dito per impedire, ogni anno, a ventimila siciliani di emigrare. Anzi, li hanno spinti fuori con una politica scellerata. La Lega è una rivoluzione del buonsenso anche in Sicilia. E la rivoluzione non può passare dai fossili”.
Ci perdoni, ma è Attaguile che ha accolto con favore il “segnale d’apertura” della famiglia Genovese, dicendo che si tratta di rapporti squisitamente personali e come tali vanno rispettati.
“I rapporti personali sono personali e ognuno se li può curare come vuole. Attenzione, però, a non mischiare troppo i rapporti personali con quelli politici, specie se questi amici sono politicamente sconvenienti se non contrari alle idee del tuo partito”.
Cosa pensa della candidatura di Attaguile?
“Mi fido delle scelte di Matteo Salvini. E quella messa in campo per le Europee è la squadra scelta da Matteo Salvini”.
Non tutti a quanto pare. Di queste ingerenze esterne ad opera di Genovese, è stato messo al corrente il Ministro dell’Interno?
“Candiani gli ha dato tutte le informazioni utili, ma non c’è stato nemmeno il bisogno di ottenere rassicurazioni, perché il nostro è un progetto chiaro: non entrerà nessuno che rappresenta la vecchia e mala politica siciliana”.
Però ammetterà che queste presenze un po’ di confusione nell’elettorato l’avranno creata.
“I cittadini sappiano che la Lega è differente da tutto quello che è stata la politica siciliana negli ultimi settant’anni, ci sforziamo di dirlo ogni volta che ci invitano a parlare. Dico a tutti di credere nel nostro progetto, perché la Lega non imbarcherà nessuno di quelli che ci hanno fatto sprofondare”.
Non per rigirare il coltello nella piaga. Parlate tanto di classe politica specchiata, ma sia Pagano che Attaguile hanno delle vicende giudiziarie in corso. A Termini Imerese sono indagati per voto di scambio.
“Hanno entrambi delle indagini in corso. Fin quando non arriva una condanna in primo grado, almeno quella, nessuno è colpevole. Detto questo, gli elettori siciliani sono attenti e sapranno fare le loro scelte”.
A Mazara e Gela avete una chance che in Sicilia non si presenta spesso. Piazzare due dei vostri sulla poltrona da sindaco.
“Attorno a loro avverto un grande affetto. Sia Gela quanto Mazara in passato sono state umiliate. Per questo serve uno scatto d’orgoglio”.
Negli ultimi sondaggi andate bene, ma non volate. Vi soddisfa essere arrivati intorno al 16%?
“Se consideriamo che Candiani è commissario da un anno, che io e Cantarella siamo responsabili enti locali dal 4 agosto e che stiamo costruendo una classe dirigente locale, siamo più che soddisfatti. Salvini sta dando quantità alla Sicilia, noi vogliamo che la qualità rimanga alta”.
Durante questa campagna elettorale, a parte i casi di Ragusa e San Cataldo, ha ricevuto anche minacce e intimidazioni. La scritta “traditore” su un manifesto, un cartellone a testa in giù di fronte al comitato elettorale. La spaventa questo veleno?
“Mi rimane l’affetto di tantissima gente che mi dice di andare avanti. E rimango dell’idea che se vogliono colpire me, vuol dire che di me hanno paura. Se non hai paura di una persona non la colpisci. Anche da Roma mi dicono che sto lavorando bene”.