La Lega ne riconferma 4. Europee difficili per la Tardino

L'eurodeputata Annalisa Tardino

La vera quota che agita Salvini non è la “104”, ma la 4. Sono i soli eurodeputati uscenti, su 23, sicuri di essere rieletti. Sta girando, in area Lega, un documento dettagliato con i nomi dei leghisti europei destinati a non farcela. Tra questi c’è Marco Zanni, il presidente di Identità e democrazia, la casa dei sovranisti a Bruxelles. Tre giorni fa l’eurodeputata leghista Stefania Zambelli è passata a Forza Italia. Sarebbe tramontata anche la candidatura del generale Vannacci con il Carroccio. Per drenare voti potrebbe essere chiesto a Giancarlo Giorgetti di correre alle europee. La Lega fa oggi i conti con il suo passato fastoso, i suoi europarlamentari eletti nella stagione del Salvini a doppia cifra. Sono loro i vecchi diesel, gli Euro4, che le elezioni europee rischiano di mettere al bando.

Se FdI fosse furba, alle prossime europee, farebbe campagna elettorale per Salvini. Una Lega che perde troppo fa male al governo e un Salvini “basso” non potrà che lucidare vecchie amicizie. Ieri, a colloquio con Libero, il vicepremier ha già annunciato che cercherà di coinvolgere “personaggi che non godono di buona stampa, per esempio Donald Trump”. Al Federale della Lega, convocato per commentare la manovra, in prima linea c’era Andrea Crippa, il vicesegretario della Lega uno che pure FdI vorrebbe avere in FdI. Quando Tommaso Foti, il capogruppo di Meloni, sul Foglio, ha chiesto alla Lega di rinunciare alla manifestazione di sabato 4, a Milano, Crippa confidava ai giornalisti, in Transatlantico: “Chiederci di non manifestare a favore dell’Occidente, e permettere alle frange estreme, di farlo, questo sì che è da mondo al contrario. Perché non dovremmo manifestare? Sarà una bella giornata di festa”. Vuole essere una manifestazione sobria, senza manifesti. Sarebbe stato Salvini a spiegare, sempre al Federale, che “la nostra idea sul conflitto in medio oriente è due popoli, due stati. Non voglio che si generalizzi, si esageri. I palestinesi non sono Hamas”.

Sarà importante capire come reagirà Milano, la città di Salvini e dell’europarlamentare Silvia Sardone che ha un pacchetto di voti suo, personale. In Lombardia, FdI, alle europee, candiderà Mario Mantovani, ex di FI, oltre all’assessore al Turismo, Barbara Mazzali. Sardone è una dei quattro europarlamentari sicuri di essere rieletti ma ha ingaggiato una battaglia interna con Isabella Tovaglieri, l’altra eurodeputata che rientrerà al Parlamento europeo. Il loro nome è evidenziato in verde, il colore della riconferma. Sono sostenute dal partito che le lascia intervistare dalle televisioni, dalle radio. Ma gli altri? Per decisione di Salvini tutti gli uscenti saranno ricandidati, qualora lo chiedano, ma neppure Marco Campomenosi, un eurodeputato su cui la Lega ha puntato, e tanto, ha possibilità di tornare a Bruxelles. Va detto che la Lega aveva provato a proteggerlo. Campomenosi è ligure e gli era stato offerto il ruolo di assessore regionale. Ha rinunciato. Un’altra che non ha possibilità di farcela è la moglie del ministro Calderoli, Gianna Gancia, che è anche cugina di Crosetto. Il paracadute, nel suo caso, sarebbe la regione Piemonte, con il ruolo di vicepresidente.

Anche la rielezione di Antonio Maria Rinaldi, l’economista della Lega, la figura che Salvini avrebbe voluto come presidente di Eni, è secondo il documento “improbabile”. Colore giallo. Dovrà essere ricollocato, anche solo per le offese che ha dovuto ricevere nei giorni delle nomine. Nelle isole, Annalisa Tardino potrebbe avere qualche possibilità, ma solo grazie al sostegno di Raffaele Lombardo, lo zio di Sicilia, che ha stretto un accordo con Salvini. In Toscana l’altra certa di essere eletta è Susanna Ceccardi, ma per carattere è scettica. E’ preoccupata. In Veneto si dà per certa la rielezione di Paolo Borchia, vicino al presidente della Camera, Lorenzo Fontana. Tutta da vedere è la posizione di Angelo Ciocca, eurodeputato di Pavia, che aveva il record di preferenze in Lombardia ma in una stagione diversa. Ciocca è stato l’animatore del Comitato nord, il comitato di Bossi, che ha combattuto Salvini e la sua leadership.

Secondo il documento è fuori anche Alessandro Panza, chiamato il “generale Panza”, nominato da Calderoli consigliere per le politiche della montagna. Un altro in forse è Massimo Casanova, il proprietario del Papeete. E per la verità, va detto, sarà Casanova a scegliere se ricandidarsi o meno. E’ un imprenditore, ha da che vivere, anzi, la partecipazione politica, nel suo caso, gli è costata. Il denaro in questa contesa non è marginale. Per una campagna incisiva, Salvini invita a versare un contributo economico ai leghisti, motivo in più che hanno i leghisti scontenti per fare i conti al segretario, al suo staff. Naufragata sembra anche l’idea di candidare Vannacci. Il ministro della Difesa, Crosetto, il parà di Meloni, lo avrebbe convinto a rimanere nell’esercito. La Lega deve vedersela anche con una Forza Italia aggressiva che in Sicilia candiderà l’ex 5s Giancarlo Cancelleri. Alla Camera, prima dato per certo poi smentito, si parla di un prossimo ingresso di Clemente Mastella in Fi. Alla Lega, mai come ora, servono voti. La voce di una possibile candidatura di Giorgetti, che il partito esclude, ha come controindicazione la “fattibilità”, perché non si “è mai visto un ministro dell’Economia fare campagna elettorale, ma è ovvio che il suo nome ci aiuterebbe”. Lo sa anche la Lega che è cambiato il mondo dalle ultime Europee, da quel 34,3 per cento, ma se sei leader prova spiegarlo a una comunità che cerca ancora ruoli, incarichi. Che dovrebbe fare Salvini se non il Salvini? Schiacciata da FdI, aggredita da Tajani, vietare oggi alla Lega di fare la Lega è come chiedere alla Fiat di rinunciare alla Cinquecento.

Carmelo Caruso per Il Foglio :

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