Lega. Piantedosi kaput: Salvini litiga con il suo alter ego

Il Ministro Matteo Pientedosi

L’ombra di Matteo Salvini oppure il suo alter ego. Veniva definito così Matteo Piantedosi nell’autunno 2022, quando il suo nome era stato ufficializzato come futuro ministro dell’Interno. E la Lega ammiccava: “È uno dei nostri”. Salvini, in attesa della sentenza del processo Open Arms – nel quale poi è stato assolto “perché il fatto (il sequestro di persona di migranti che non aveva fatto sbarcare) non sussiste” – aveva dovuto rinunciare al suo grande sogno. Quello, per l’appunto, di tornare nel Palazzo nel quale il suo staff (Piantedosi principalmente, che era il suo capo di gabinetto) aveva vergato i due decreti Sicurezza, ai tempi del primo governo Conte. Era contento, l’attuale vicepremier: un suo uomo al Viminale era garanzia della continuazione del suo lavoro.

Che le cose non sarebbero andate così si è capito sin dai primi mesi di attività. Nessuno, ai tempi, poteva immaginare che Salvini sarebbe arrivato, dopo l’assoluzione, a chiedere a gran voce a Giorgia Meloni di “restituirgli” il Viminale, a scapito di Piantedosi stesso. Ma che il ministro dell’Interno non fosse il ventriloquo di Salvini, come la Lega sperava, era emerso dai primi provvedimenti in materia di migranti. Quando, dopo la tragedia di Cutro – il naufragio in cui morirono, a pochi metri dalle coste calabresi, quasi 100 migranti – furono varati i primi decreti in materia di immigrazione, Salvini avrebbe voluto un remake dei decreti Sicurezza, Giorgia Meloni no. E così ne venne fuori un provvedimento con un’impronta securitaria, molto contestato dalle Ong, ma non esattamente sovrapponibile a quello che Salvini sognava.

Da quel momento in poi, gli interlocutori privilegiati del titolare del Viminale sono stati Palazzo Chigi, con la premier e il sottosegretario Alfredo Mantovano, e il ministero della Giustizia, con il ministro Carlo Nordio. Se si escludono gli scivoloni iniziali – quell’infelice espressione “carico residuale” riferita ai migranti e qualche piazza, come quella di Pisa nella quale molti manifestanti erano minorenni, gestita maluccio – Piantedosi ha fatto il suo lavoro in stile da prefetto, come ha dimostrato di saper fare. “Impassibile” (dicono i suoi) agli assalti di Salvini e pure agli ambigui sondaggi di Andrea Stroppa, referente di Elon Musk in Italia. “Non bisogna mai dimenticare che è un uomo delle istituzioni”, amano ripetere i suoi collaboratori. Metro dopo metro lui, tecnico per antonomasia, si è conquistato stima e fiducia dei ministri più politici, di tutte le anime della maggioranza. Un’operazione che, verrebbe da dire, gli è riuscita ben più di quanto non sia riuscita a Salvini, a giudicare dalla solidarietà che l’attuale titolare del Viminale sta ricevendo in queste ore dai suoi colleghi e dai parlamentari di maggioranza: “Io ho grande considerazione del ministro Piantedosi, sta lavorando benissimo”, dice il ministro degli Esteri, Antonio Tajani. “Il governo sta lavorando bene e la sfida del cambiamento deve essere vinta collegialmente da tutto il centrodestra, per questo cambiare squadra oggi non avrebbe senso”, dice il leader di Noi Moderati, Maurizio Lupi. “Credo che la questione non sia nemmeno sul tavolo”, sostiene Francesco Filini, di Fratelli d’Italia. Continua su Huffington Post

Federica Olivo per HuffPost :

Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all’uso dei cookie