Per la prima volta a fare notizia nel Def non è cosa c’è ma cosa non c’è. Il documento più importante dell’anno di finanza pubblica manca infatti della sezione più sensibile: quella che aggiorna il quadro programmatico. Rifuggendo dai tecnicismi contabili, la questione è molto semplice: il governo ha preferito non dare certezze né dettagli sulle misure di politica economica che prenderà da qui ai prossimi anni. In altri termini, nel documento non c’è scritto se verranno o meno finanziate tutte quelle misure una tantum prese lo scorso anno e che sono garantite solo fino al 31 dicembre di quest’anno. Non sono poche: stiamo parlando del taglio delle tasse sul lavoro per i dipendenti, l’accorpamento delle due aliquote Irpef più basse, la diminuzione del canone Rai, il bonus mamme e tante altre (qui c’è l’elenco completo). Allo stato dell’arte non si sa quindi se gli italiani possono goderne anche per il 2025 – solo sul taglio del cuneo fiscale c’è stato quanto meno un impegno verbale del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Insomma, di sicuro c’è solo il fatto che il governo non abbia la minima idea di dove prendere i circa 20 miliardi che servirebbero per rifinanziarle. Continua su Huffington Post
Gianni Del Vecchio
in Buttanissimi Extra
L’economia di Meloni. Sfangarla fino a settembre e poi si vede
giorgia meloni
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