Un altro taglio di nastro, un’altra foto ricordo. Questa volta è toccato allo svincolo di Enna, sull’autostrada A19 Palermo-Catania, finalmente riaperto dopo anni di attese, ritardi e disagi. Il presidente Renato Schifani, commissario straordinario per i lavori sulla A19, giovedì scorso ha parlato di “giornata importante per la viabilità dell’Isola”, affiancato dall’Amministratore delegato di Anas Claudio Andrea Gemme. Ma dietro la retorica dell’“accelerazione importante” si cela una realtà ben diversa: quella di una Sicilia ostaggio di cantieri infiniti, promesse disattese e di una rete infrastrutturale che troppo spesso assume i connotati di una trazzera infinita.
Lo stesso svincolo di Enna è un emblema. Chiuso nel 2020, doveva essere riaperto entro due anni. Ne sono serviti cinque. I lavori – per un valore di quasi 24 milioni di euro – hanno riguardato la demolizione e ricostruzione di cinque campate del sovrappasso e il consolidamento delle restanti strutture. Una riapertura parziale era già avvenuta a Ferragosto dello scorso anno, ma soltanto adesso l’infrastruttura è interamente fruibile, sebbene permangano lavorazioni notturne su giunti e asfalto drenante. Per completare gli ultimi interventi strutturali bisognerà attendere la fine del 2025.
Italia Viva, a tratti l’unica opposizione presente in Sicilia, specie sui tempi più sensibili, ha alzato la voce con l’ex rettore di Palermo Fabrizio Micari, che attacca frontalmente Schifani: “Qualcuno del suo codazzo può ricordargli che i lavori erano iniziati cinque anni fa? Può fargli presente quanti disagi hanno subito gli automobilisti in questi anni? E quanti sono stati i danni economici che ha subito l’economia siciliana per le difficoltà collegate al raggiungimento di importantissimi siti archeologici e culturali, da Piazza Armerina a Morgantina, ad Aidone? Non c’è niente da esultare, da quando c’è lui le interruzioni sulla A19 si sono moltiplicate come i pani e i pesci. Ne abbiamo contate 26 in due ore di viaggio in quella che più che chiamare autostrada potremmo meglio definire “trazzera”. Schifani dovrebbe chiedere scusa ai siciliani per i ritardi, non festeggiare”.
E mentre si celebra il ritorno alla normalità in un tratto strategico, non si può ignorare il contesto complessivo: un’A19 tormentata, una storia recente fatta di crolli – come quello del viadotto Himera nel 2015 – e di promesse mancate. L’obiettivo dichiarato nel 2015 era quello di farne la prima “smart road” d’Italia entro il 2017, con un piano da 842 milioni. A oggi, per varie concause, siamo a 918 milioni per 64 interventi (di cui solo 19 completati). Secondo Anas, l’80% del piano sarà realizzato nel 2026. Undici anni dopo l’annuncio.
Ma qui comincia la “passerella” dei numeri: per dimostrare che, in fondo, non c’è da lamentarsi. Della serie, “stiamo lavorando per voi”. Mentre il presidente della Regione tende ad autopromuoversi per il suo operato da commissario (su quell’arteria), Anas fa lo stesso (in generale): “Gli investimenti in Sicilia ammontano a un totale di 11,47 miliardi di euro, tra lavori in corso, di prossimo avvio e in programmazione, dei quali 1,75 miliardi per manutenzione programmata e 9,72 miliardi per nuove opere – ha spiegato l’Ad Gemme -. Nel dettaglio sono in corso lavori per un valore di 4,2 miliardi di euro (tra nuove opere e manutenzione) e di prossimo avvio lavori per un valore di 860 milioni di euro”. Fanno capire di esserci, ma non spiegano il perché degli impedimenti che portano ai ritardi che portano alla rassegnazione (degli automobilisti).
Il caso più lampante è forse quello della SS640, la “Strada degli scrittori” che collega Agrigento a Caltanissetta. I lavori per il raddoppio, come ripercorre l’edizione palermitana di Repubblica, iniziano nel 2013. Il primo lotto viene inaugurato nel 2017 con sei anni di ritardo. Il secondo lotto, previsto per il 2018, è rimasto bloccato per anni a causa della crisi dell’impresa Cmc di Ravenna. Solo adesso, con l’apertura del nuovo viadotto Salso (avvenuta anch’essa giovedì scorso a costata 19 milioni), l’itinerario comincia a prendere forma, ma sarà completato – secondo le ultime stime – solo a giugno 2025. Dodici anni per un’opera di 38 chilometri.
E che dire della Palermo-Agrigento? La provincia che oggi ospita la Capitale della Cultura è a secco di novità infrastrutturali. In dodici anni sono stati completati appena 8 chilometri su 37. “Meno di un chilometro l’anno”, ha denunciato la deputata Ida Carmina in un’interrogazione parlamentare. Meno di un terzo del totale. Un altro simbolo delle difficoltà siciliane è la Ragusa-Catania. Dopo anni di attese, i cantieri sono partiti nel 2024, ma la complessità del tracciato, unita alla necessità di espropri e alla pressione sui subappalti, rende incerto il cronoprogramma. Attualmente sono attivi i cantieri per i lotti compresi tra Ragusa e Lentini, ma si registrano rallentamenti, specialmente nelle aree dove mancano collegamenti provvisori alternativi. Anche qui, a dominare è l’incertezza.
Infine la Siracusa-Gela, altra arteria teoricamente strategica per collegare l’est e il sud dell’Isola. Dopo l’inaugurazione dello svincolo di Modica nel 2023, i lavori per i nuovi lotti – in particolare quello tra Modica e Scicli – si sono arenati. Non ci sono i soldi per finanziarli, e la sensazione prevalente è che l’avanzamento dei lavori sulla Ragusa-Catania diventi una “scusa” per non rimettere mano all’autostrada che avrebbe dovuto collegare Siracusa e Gela, passando dalla provincia iblea, già da parecchio tempo. Esattamente dal 1973.